domenica 14 marzo 2010

SCIOPERO CGIL - "Su la testa, Italia!"



Epifani a Padova: “Paese è alle pezze, subito bonus da 500 euro”. Un milione di persone in piazza. In 50 mila sfilano a Milano, migliaia anche a Roma. Sacconi: “Motivazioni politiche”. Ma per il Wsj il sindacato ha ragione
Alte ovunque le adesioni allo sciopero generale della Cgil di venerdì 12 marzo. Per il sindacato sono scese oltre un milione di persone nelle 100 piazze che hanno ospitato le manifestazioni in tutta Italia. Le principali a Milano, Roma, Padova, Firenze: a ognuno di questi cortei hanno partecipato circa 40 mila persone. La confederazione di Corso Italia è scesa in piazza per la politica industriale, per le tasse e la difesa dei migranti. Senza dimenticare i diritti del lavoro, messi in discussione dal disegno di legge che introduce l’arbitrato nel contenzioso. Per la Cgil bisogna combattere l'impoverimento delle fasce più deboli e rafforzare la capacità di uscire bene dalla crisi. Tutti i settori produttivi si sono fermati, con diverse modalità decise nei comparti e nei territori.

“C’è un paese che ha le pezze. I lavoratori stanno male, la disoccupazione aumenta, soprattutto nelle aree più industrializzate. Il governo non fa nulla”. Con queste parole il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, spiega lo sciopero generale a Padova, dove ha sfilato in corteo per la manifestazione del Veneto. “Il fisco lo pagano solo i lavoratori e i pensionati, il governo abbassa i diritti attraverso anche una specie di arbitrato che costringe il lavoratore a rinunciare al giudice del lavoro. Tutto questo non è possibile nel momento in cui il paese sta sprofondando”. Questo è il senso dello sciopero, a suo avviso, “che richiede un progetto diverso per l'Italia, investimenti, occupazione, difesa dei redditi, un fisco che viene pagato da chi ha i patrimoni, non da chi lavora, e la difesa dei diritti”.

In un passaggio del suo discorso Epifani si rivolge direttamente al premier: “La democrazia è una o non lo è. Quando il capo del governo dice che c’è il diritto di votare i partiti più grandi - spiega -, non può essere lo stesso capo di governo che quando fa gli accordi sindacali non li fa con il più grande sindacato del paese”. Alle imprese il numero uno di Corso Italia chiede “di fermare i licenziamenti”, alle associazioni “di firmare con la più grande organizzazione sindacale”, all'esecutivo di intervenire a favore delle fasce deboli. Come la democrazia, “anche i diritti sono uno e non possono essere due: non c'è un diritto per chi mi piace e non per chi non mi piace”.

Secondo il segretario confederale, responsabile d’organizzazione, Enrico Panini, “l’adesione è stata molto alta, superiore alle nostre aspettative”, ha detto dal corteo di Roma. Per quanto riguarda i singoli settori, la partecipazione dei metalmeccanici è stata in media al 70% con punte superiori all'80 e al 90%. Nel settore dei trasporti l’astensione al lavoro nel trasporto pubblico locale ha superato il 50% in molte città con punte del 75%. Anche la scuola si è mobilitata con un’adesione in molte province di oltre il 50% e con molti istituti chiusi. Così come sono rimasti chiusi gli Uffizi a Firenze, il museo di Capodimonte a Napoli e forti disagi alle Scuderie del Quirinale.

Milano hanno sfilato in 50.000: un rappresentante della Mangiarotti Nuclear ha parlato dal palco, seguito da una precaria della scuola e da un lavoratore migrante che è intervenuto prima delle conclusioni di Agostino Megale della segreteria nazionale della Cgil. A Brescia 10.000 In piazza della Loggia e adesione alta allo sciopero, 5.000 a Bergamo. A Torino ci sono stati 27 presìdi. Due i cortei, uno di studenti nel capoluogo piemontese e l'altro, al quale partecipano i metalmeccanici, a Grugliasco. A Mirafiori adesione al 50%, con punte del 70%: questi i dati diffusi dalla Fiom. Al contrario, secondo la Fiat ha incrociato le braccia solo il 12% dei dipendenti. Oltre 40mila persone sono scese in piazza a Roma.Sotto la sede Rai, a viale Mazzini i manifestanti hanno scandito slogan e mostrato molti striscioni, particolarmente critici verso le televisioni del servizio pubblico. “Tg1 megafono di papi”, recita uno di questi.

Napoli erano circa 30mila i lavoratori oggi in piazza per lo sciopero generale. In corteo, da piazza Mancini a piazza Matteotti, c'erano striscioni di numerose aziende in crisi: la Fiat di Pomigliano, la Fiat Avio, Tirrenia, Fincantieri di Castellammare di Stabia e la Sirti. Sono 40mila, secondo gli organizzatori, i lavoratori che hanno partecipato al corteo di Firenze. Tra le aziende presenti, Nuovo Pignone e Officine Galileo, assieme a rappresentanti della grande distribuzione con Unicoop Firenze ed Esselunga. Oltre 3.000 persone hanno sfilato per le piazze Sedile a Potenza e Mauro Pagano a Matera.

Wall Street Journal: Cgil ha ragione su fisco

Anche il Wall Street Journal si occupa dello sciopero generale. “Un mare di bandiere rosse inonderà Piazza del Popolo per dare il via ad uno sciopero generale”, scrive il quotidiano finanziario. Sul nodo del fisco non si può dar torto alla Confederazione, sottolinea, perchè in Italia “il carico fiscale è di 13 punti percentuali più alto rispetto alla media dei paesi Ocse”. Il sindacato, però, “diede il via libera al programma del governo Prodi, che portò ad un incremento delle tasse del 19,2% tra il 2005 e il 2007 mentre nello stesso periodo gli stipendi aumentarono solo del 13,1%”. Infine il federalismo fiscale del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, “non garantisce un calo” della pressione fiscale.

Sacconi: “Motivazioni politiche”
Lo sciopero “si svolge per la prima volta alla vigilia di un'elezione generale nel paese, a conferma della sua motivazione squisitamente politica e collaterale ai partiti di opposizione”. Lo dichiara il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. “La linea politicista della Cgil - sostiene - spiega la bassa adesione allo sciopero e il suo isolamento da tutte le altre organizzazioni rappresentative di lavoratori e imprenditori”.

Camusso: la gente è con noi
“Guardando a questa piazza e sentendo le notizie che arrivano dal resto d’Italia mi viene da dire che è ben strana la solitudine della Cgil. Il nostro paese è in crisi e lo sanno le migliaia di lavoratori, pensionati e cittadini che la avvertono ogni giorno: lo sanno tutti tranne il governo che anzi, annuncia la ripresa economica”. Così la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, a Genova per lo sciopero generale. “Oggi - ha aggiunto - è necessario dare ai lavoratori che la crisi la stanno subendo risposte chiare e immediate. Lo diciamo al governo, a Confindustria e anche a Cisl e Uil: non si può aspettare che le cose cambino da sé. Non possono aspettare i disoccupati e non possono aspettare i lavoratori che sono in cassa integrazione a 700 euro al mese”.