mercoledì 31 marzo 2010

Lavoratrice infortunata e licenziata - la FIOM la fa riassumere

Circa tre anni fa una lavoratrice a tempo determinato si infortunò molto seriamente al braccio destro. Dopo cinque interventi e mesi di riabilitazione le fu proposto un altro contratto di due anni al termine del quale la LAMES si era impegnata ad assumerla definitivamente. Purtroppo a causa della crisi (questa fu la giustificazione ufficiale dell'azienda) alla scadenza di suddetto contratto, e precisamente il 15 aprile 2009, la LAMES non mantenne quanto promesso e la nostra collega fu lasciata a casa. A questo punto interviene la FIOM-CGIL che inizia una causa contro l'azienda stessa che trova la sua giusta fine proprio oggi con la riassunzione della lavoratrice e con un indennizzo. Fortunatamente la nostra collega ha ormai trovato un'altra occupazione e rifiuta il reintegro. Resta la soddisfazione di essere riusciti a porre rimedio ad una grossissima ingiustizia

Napolitano rinvia alle Camere la legge sull'arbitrato - Comunicato FIOM nazionale

 
Comunicato segreteria nazionale Fiom

La Segreteria nazionale della Fiom esprime forte apprezzamento per la decisione del Presidente della Repubblica di rinviare alle Camere la legge sull’arbitrato. Questa legge offende i più elementari diritti costituzionali delle lavoratrici e dei lavoratori, tra i quali quello di poter ricorrere da un giudice a tutela dei propri diritti.
A questo punto è necessaria la più vasta mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori e dell’opinione pubblica democratica affinché il Parlamento fermi definitivamente questa legge ingiusta e incostituzionale. La Fiom è impegnata a organizzare, nelle prossime settimane, una mobilitazione che segua direttamente il confronto parlamentare sulla legge.

 
Roma, 31 marzo 2010

mercoledì 24 marzo 2010

La donna e la fabbrica - due secoli di sacrifici

Dalle fabbriche alle piazze - Le lotte delle donne sono già storia

Intervento di Marco Daneri, candidato alle regionali per Federazione della Sinistra


Pubblico molto volentieri l'intervento di Marco sul blog della LAMES


Ciao Paolo,
Proverò ad esserci perchè ricordo quanto forte fu il pugno sulla scrivania del principale quando comunicai a nome dei consiglio di fabbrica il primo sciopero della Tecnoplastic.
Ci devono essere compagni in consiglio regionale perchè sento ancora le urla di dolore per le ustioni del mio collega di turno caduto dentro il crogiolo colmo di zinco fuso.
Dovranno esserci le ragioni dei lavoratori che ogni tanto le vedono riconosciute quando un collega come me decide di testimoniare davanti ad un giudice la pratica del mobbing contribuendo alla condanna del datore di lavoro. 
Le istituzioni hanno la loro ragion d'essere nella rappresentanza della società, i protagonisti del lavoro salariato chiedono ascolto, attenzione e riconoscenza, provo con umiltà a offrirgliela. grazie al tuo blog,
hasta la victoria

Marco Daneri

martedì 23 marzo 2010

Gianni Rinaldini - Rappresentanza e democrazia. Parte la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare.

Solidarietà al compagno Eugenio, operaio delegato RSU della Maserati di Modena


Licenziato perché lottava!



Nel dicembre 2008 gli operai della Maserati di Modena hanno condotto 
una tenace lotta con scioperi e blocchi stradali contro il mancato rinnovo
del contratto a 112 operai a tempo determinato. All’epoca il compagno
 Eugenio Scognamiglio, operaio e delegato Rsu, ha ricevuto 
dall’amministrazione dell’azienda una sospensione cautelare per 
presunte “ingiurie nei confronti del capo del personale e aggressione 
ad una guardia” avvenute nel corso delle manifestazioni.

Nell’istruttoria del processo avviato contro il licenziamento di Eugenio, 
di cui si sono già tenute tre udienze, il giudice ha dichiarato non 
attendibili due dei testimoni indicati a propria difesa dall’operaio 
perchè, essendo membri del Comitato direttivo FIOM/CGIL, sarebbero 
di parte! Da notare, tra l’altro, che uno dei due testimoni respinti dal 
giudice era stato qualificato addirittura dalla stessa amministrazione
 Maserati come un lavoratore serio e responsabile.



Ieri il compagno operai Eugenio Scognamiglio ha iniziato uno sciopero
 della fame con presidio permanente davanti ai cancelli della Maserati. 
Con questa protesta Eugenio combatte contro il licenziamento
 ingiustificato nei suoi confronti, ma combatte anche contro l’arroganza 
con cui i padroni attaccano gli operai più combattivi, nel tentativo di 
separarli dagli altri compagni di lavoro e di scoraggiare le lotte che vanno
 via via moltiplicandosi.

La crisi del sistema capitalista sta portando alla rovina decine di migliaia 
di famiglie. I padroni licenziano e smantellano le attività produttive per 
riaprirle in paesi e zone in cui lo sfruttamento degli operai costa meno.
 I padroni   gonfiano i loro  conti in  banca e    svuotano    le tasche dei 
lavoratori. 
Il governo di speculatori, affaristi, mafiosi e fascisti difende gli interessi 
dei padroni e dei trafficanti e reprime sempre più duramente chi osa 
lottare contro questo stato di cose.

Sono i padroni che ingiuriano ogni giorno i lavoratori speculando sulla 
loro vita, licenziandoli, portandoli alla miseria, risparmiando sulla 
sicurezza e uccidendoli (ricordiamolo sempre che in Italia muoiono
 3 lavoratori al giorno sul lavoro!) per tutelare i loro già enormi profitti,

I lavoratori che lottano mostrano a tutti la loro dignità, il loro coraggio
 e sono un esempio per tutti i lavoratori!

Il caso dell’operaio Eugenio non è che uno tra i tanti, ma è un esempio
 che rafforza chi lotta per una vita dignitosa, chi non vuole piegarsi 
all’ingiustizia e allo sfruttamento.

La lotta di Eugenio e di qualunque lavoratore deve essere appoggiata 
dagli altri lavoratori.

Non deve passare il licenziamento di un operaio che lotta per difendere
 i propri diritti!

La vittoria di Eugenio oggi favorisce la vittoria di altri lavoratori domani 
e indebolisce i padroni!

Esprimiamo piena solidarietà al compagno Eugenio e invitiamo tutti
i compagni, le organizzazioni, i partiti che dichiarano di avere a cuore
gli interessi dei lavoratori, a portare la loro solidarietà ad 
Eugenio e a sostenere concretamente la sua giusta e coraggiosa lotta. 

La FIOM avvia la raccolta delle firme

Le ragazze di fabbrica sono arrivate in centro

Camusso: "Ma le giovani tornano a lottare"

domenica 21 marzo 2010

La CGIL che vogliamo - Assemblea nazionale del 20 marzo 2010 - Documento conclusivo



Teatro Valle - Roma, sabato 20 marzo 2010
ASSEMBLEA NAZIONALE "LA CGIL CHE VOGLIAMO"
DOCUMENTO CONCLUSIVO
A quattro mesi dalla prima Assemblea del Teatro Valle di novembre e alla luce dell’andamento dei congressi fin qui svolti, la mozione La CGIL che vogliamo conferma la bontà e la necessità di un documento alternativo, ringrazia gli oltre 310.000 iscritti e iscritte che si sono espresse/i per la mozione e che rappresenterebbero oggi una ben più significativa percentuale congressuale in assenza delle tante irregolarità denunciate che rendono in molti casi inattendibili i risultati congressuali.
Tale giudizio non nasconde le difficoltà e i problemi che pure abbiamo registrato sul piano del coordinamento e dell’organizzazione al nostro interno, lacune che vanno rapidamente colmate per una gestione più efficace della nostra presenza in CGIL, a partire dal Congresso di Rimini.
La CGIL che vogliamo non si esaurisce col Congresso Nazionale.
Vanno  individuate forme e modalità, sulle quali è aperto un confronto al nostro interno, che diano continuità all’ iniziativa politica della mozione.
Le vicende politiche di questi giorni non fanno che confermare il nostro giudizio: è in atto un disegno neocorporativo, organicamente perseguito nel tempo, dal Governo, da Confindustria, col sostanziale assenso di CISL e UIL, teso a  destrutturare il diritto del lavoro, la contrattazione collettiva, le regole della democrazia e della rappresentanza sindacale. Tale disegno è parte organica di una più ampia offensiva neoautoritaria che va affermandosi pericolosamente nel Paese attraverso alterazione degli equilibri costituzionali, attacchi alla libertà di stampa, svuotamento del ruolo delle istituzioni.
La recente approvazione del collegato lavoro è un passaggio significativo di questo processo, in tutte le sue articolazioni, con l’odiosa riproposizione della cancellazione di fatto dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori e con l’introduzione del contratto individuale, che nei fatti svuota l’efficacia del contratto nazionale. L’intesa sottoscritta da CISL, UIL e Confindustria presso il Ministero del lavoro alla vigilia dello sciopero generale della CGIL aggrava ancor più l’efficacia di questi provvedimenti.
La gravità dell’offensiva è tale da richiedere la messa in campo di un’azione forte di contrasto e di mobilitazione che preveda, accanto al ricorso alla Corte Costituzionale, l’avvio di una campagna di massa di informazione e sensibilizzazione sui contenuti della legge, valutando attentamente anche l’ipotesi dell’indizione del referendum abrogativo.
Il buon andamento dello sciopero e delle manifestazioni del 12 marzo mostra la necessità del carattere vertenziale che l’iniziativa su fisco, lavoro, diritti e cittadinanza deve assumere. Prioritaria, dunque in questo momento, è la continuità della mobilitazione messa in campo dalla CGIL.
La CGIL che vogliamo ritiene che l’andamento di questo Congresso dimostri l’inadeguatezza delle nostre regole di democrazia interna, regole che non hanno retto alla prova di una discussione aperta e trasparente su due documenti alternativi, di fatto non consentendo in numerosissime assemblee di base né informazione diffusa né libero confronto di posizioni.
E tutto ciò al netto di conservatorismi e burocratismi di una maggioranza fortemente tesa, a qualunque costo, alla salvaguardia di se stessa per il passato e soprattutto per il futuro.
L’andamento di questo Congresso ha dimostrato inoltre tutte le distorsioni  di rapporto tra la CGIL e i propri iscritti, particolarmente nelle realtà di maggiore e più antica frantumazione del lavoro. Questo ci impone una riflessione su forme più incisive di partecipazione, oggi, proprio per il lavoro disperso, in gran parte affidata ai canali del sistema dei servizi e della bilateralità. Occorre rapidamente introdurre dei correttivi, prima che la CGIL si trasformi in un grande collettore di servizi, rinunciando alla sua funzione negoziale di rappresentanza collettiva e prima che l’adesione alla CGIL stessa perda quel connotato identitario che l’ha da sempre caratterizzata.
E’ nostra intenzione fare di questi temi l’asse centrale di modifiche statutarie.
Contrasto netto all’accordo separato sulla contrattazione, lotta alla precarietà,  mobilitazione contro il collegato lavoro, battaglia per una legge sulla rappresentanza, nuove regole per la trasparenza e la democrazia interna all’Organizzazione sono i punti qualificanti sulla base dei quali la mozione La CGIL che vogliamo valuterà le conclusioni  del Congresso di Rimini.
La CGIL che vogliamo

domenica 14 marzo 2010

SCIOPERO CGIL - "Su la testa, Italia!"



Epifani a Padova: “Paese è alle pezze, subito bonus da 500 euro”. Un milione di persone in piazza. In 50 mila sfilano a Milano, migliaia anche a Roma. Sacconi: “Motivazioni politiche”. Ma per il Wsj il sindacato ha ragione
Alte ovunque le adesioni allo sciopero generale della Cgil di venerdì 12 marzo. Per il sindacato sono scese oltre un milione di persone nelle 100 piazze che hanno ospitato le manifestazioni in tutta Italia. Le principali a Milano, Roma, Padova, Firenze: a ognuno di questi cortei hanno partecipato circa 40 mila persone. La confederazione di Corso Italia è scesa in piazza per la politica industriale, per le tasse e la difesa dei migranti. Senza dimenticare i diritti del lavoro, messi in discussione dal disegno di legge che introduce l’arbitrato nel contenzioso. Per la Cgil bisogna combattere l'impoverimento delle fasce più deboli e rafforzare la capacità di uscire bene dalla crisi. Tutti i settori produttivi si sono fermati, con diverse modalità decise nei comparti e nei territori.

“C’è un paese che ha le pezze. I lavoratori stanno male, la disoccupazione aumenta, soprattutto nelle aree più industrializzate. Il governo non fa nulla”. Con queste parole il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, spiega lo sciopero generale a Padova, dove ha sfilato in corteo per la manifestazione del Veneto. “Il fisco lo pagano solo i lavoratori e i pensionati, il governo abbassa i diritti attraverso anche una specie di arbitrato che costringe il lavoratore a rinunciare al giudice del lavoro. Tutto questo non è possibile nel momento in cui il paese sta sprofondando”. Questo è il senso dello sciopero, a suo avviso, “che richiede un progetto diverso per l'Italia, investimenti, occupazione, difesa dei redditi, un fisco che viene pagato da chi ha i patrimoni, non da chi lavora, e la difesa dei diritti”.

In un passaggio del suo discorso Epifani si rivolge direttamente al premier: “La democrazia è una o non lo è. Quando il capo del governo dice che c’è il diritto di votare i partiti più grandi - spiega -, non può essere lo stesso capo di governo che quando fa gli accordi sindacali non li fa con il più grande sindacato del paese”. Alle imprese il numero uno di Corso Italia chiede “di fermare i licenziamenti”, alle associazioni “di firmare con la più grande organizzazione sindacale”, all'esecutivo di intervenire a favore delle fasce deboli. Come la democrazia, “anche i diritti sono uno e non possono essere due: non c'è un diritto per chi mi piace e non per chi non mi piace”.

Secondo il segretario confederale, responsabile d’organizzazione, Enrico Panini, “l’adesione è stata molto alta, superiore alle nostre aspettative”, ha detto dal corteo di Roma. Per quanto riguarda i singoli settori, la partecipazione dei metalmeccanici è stata in media al 70% con punte superiori all'80 e al 90%. Nel settore dei trasporti l’astensione al lavoro nel trasporto pubblico locale ha superato il 50% in molte città con punte del 75%. Anche la scuola si è mobilitata con un’adesione in molte province di oltre il 50% e con molti istituti chiusi. Così come sono rimasti chiusi gli Uffizi a Firenze, il museo di Capodimonte a Napoli e forti disagi alle Scuderie del Quirinale.

Milano hanno sfilato in 50.000: un rappresentante della Mangiarotti Nuclear ha parlato dal palco, seguito da una precaria della scuola e da un lavoratore migrante che è intervenuto prima delle conclusioni di Agostino Megale della segreteria nazionale della Cgil. A Brescia 10.000 In piazza della Loggia e adesione alta allo sciopero, 5.000 a Bergamo. A Torino ci sono stati 27 presìdi. Due i cortei, uno di studenti nel capoluogo piemontese e l'altro, al quale partecipano i metalmeccanici, a Grugliasco. A Mirafiori adesione al 50%, con punte del 70%: questi i dati diffusi dalla Fiom. Al contrario, secondo la Fiat ha incrociato le braccia solo il 12% dei dipendenti. Oltre 40mila persone sono scese in piazza a Roma.Sotto la sede Rai, a viale Mazzini i manifestanti hanno scandito slogan e mostrato molti striscioni, particolarmente critici verso le televisioni del servizio pubblico. “Tg1 megafono di papi”, recita uno di questi.

Napoli erano circa 30mila i lavoratori oggi in piazza per lo sciopero generale. In corteo, da piazza Mancini a piazza Matteotti, c'erano striscioni di numerose aziende in crisi: la Fiat di Pomigliano, la Fiat Avio, Tirrenia, Fincantieri di Castellammare di Stabia e la Sirti. Sono 40mila, secondo gli organizzatori, i lavoratori che hanno partecipato al corteo di Firenze. Tra le aziende presenti, Nuovo Pignone e Officine Galileo, assieme a rappresentanti della grande distribuzione con Unicoop Firenze ed Esselunga. Oltre 3.000 persone hanno sfilato per le piazze Sedile a Potenza e Mauro Pagano a Matera.

Wall Street Journal: Cgil ha ragione su fisco

Anche il Wall Street Journal si occupa dello sciopero generale. “Un mare di bandiere rosse inonderà Piazza del Popolo per dare il via ad uno sciopero generale”, scrive il quotidiano finanziario. Sul nodo del fisco non si può dar torto alla Confederazione, sottolinea, perchè in Italia “il carico fiscale è di 13 punti percentuali più alto rispetto alla media dei paesi Ocse”. Il sindacato, però, “diede il via libera al programma del governo Prodi, che portò ad un incremento delle tasse del 19,2% tra il 2005 e il 2007 mentre nello stesso periodo gli stipendi aumentarono solo del 13,1%”. Infine il federalismo fiscale del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, “non garantisce un calo” della pressione fiscale.

Sacconi: “Motivazioni politiche”
Lo sciopero “si svolge per la prima volta alla vigilia di un'elezione generale nel paese, a conferma della sua motivazione squisitamente politica e collaterale ai partiti di opposizione”. Lo dichiara il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. “La linea politicista della Cgil - sostiene - spiega la bassa adesione allo sciopero e il suo isolamento da tutte le altre organizzazioni rappresentative di lavoratori e imprenditori”.

Camusso: la gente è con noi
“Guardando a questa piazza e sentendo le notizie che arrivano dal resto d’Italia mi viene da dire che è ben strana la solitudine della Cgil. Il nostro paese è in crisi e lo sanno le migliaia di lavoratori, pensionati e cittadini che la avvertono ogni giorno: lo sanno tutti tranne il governo che anzi, annuncia la ripresa economica”. Così la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, a Genova per lo sciopero generale. “Oggi - ha aggiunto - è necessario dare ai lavoratori che la crisi la stanno subendo risposte chiare e immediate. Lo diciamo al governo, a Confindustria e anche a Cisl e Uil: non si può aspettare che le cose cambino da sé. Non possono aspettare i disoccupati e non possono aspettare i lavoratori che sono in cassa integrazione a 700 euro al mese”.

sabato 13 marzo 2010

Sciopero Generale CGIL, un milione di lavoratori in piazza - "oggi grande pagina per il futuro del Paese"


12/03/2010
Un milione di lavoratori ha invaso le piazze del 
nostro paese. Sono questi i numeri di una 
grande giornata di partecipazione di cui sono 
stati protagonisti le tante donne e i tanti uomini
che stanno pagando il prezzo più alto della crisi 
economica. Quello di oggi è stato uno 
sciopero generale indetto dalla CGIL su tre 
parole d'ordine 'Lavoro, Fisco e Cittadinanza',
processo del lavoro, che, secondo il sindacato 
di Corso d'Italia, privano i lavoratori del 
diritto di rivolgersi al giudice, ed essere tutelati 
dalla legge, in caso di controversia con datore di lavoro.

Il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, intervenendo
da Padova, durante un corteo con più di 40mila persone, non 
usa mezzi termini, "questo è un paese che è alle pezze. I lavoratori 
stanno male, la disoccupazione aumenta, soprattutto nelle 
aree più industrializzate. Il governo non fa nulla. Il fisco lo 
pagano solo i lavoratori e i pensionati", per poi puntare il dito 
proprio sulla riforma del processo del lavoro accusando il 
governo di “abbassare i diritti attraverso anche una specie di 
arbitrato che costringe il lavoratore a rinunciare al giudice 
del lavoro”, vicenda sulla quella ieri il sindacato ha deciso di 
non firmare un avviso comune, proposto durante un incontro al 
Ministero del Lavoro convocato su altri temi.“Tutto questo non 
è possibile” aggiunge Epifani “nel momento in cui il paese sta 
sprofondando”. 

Parlando dal palco, alla fine del corteo, il Segretario Generale 
della CGIL, ha ribadito la necessità di una riforma fiscale, ma 
con precise caratteristiche: “facciamola questa riforma fiscale 
che però deve avere un cuore: meno tasse sul lavoro, meno 
tasse sugli investimenti, meno tasse sulle imprese che creano 
occupazione e meno tasse sulle pensioni". ''La risalita è lenta
 - ha aggiunto Epifani - e quello che rimprovero al Governo è 
di non fare ciò che è necessario per dare una mano agli i
nvestimenti ed all'occupazione''. Il Segretario della CGIL ha quindi 
ricordato il problema dei lavoratori immigrati, per i quali è necessario
 costruire politiche di accoglienza e percorsi di lotta alle nuove 
schiavitù, oltre alla sospensione della Bossi-Fini, all'abolizione 
del reato di clandestinità, al riconoscimento della cittadinanza alla 
nascita nel nostro Paese e l'equiparazione del reato di caporalato a 
quello di tratta sugli esseri umani. Secondo Epifani con questa 
crisi un lavoratore straniero ''che viene messo fuori dal mondo del 
lavoro è costretto a tornare a casa perché non ha il tempo 
necessario per trovar un altro lavoro''

La giornata di oggi è stata caratterizzata anche dalla presenza, 
negli oltre i cento cortei ed iniziative della CGIL, di molti giovani
e studenti, 200mila secondo le associazioni Rete degli studenti 
Medi, Unione degli Studenti, Link coordinamento universitario e 
Unione degli universitari, che hanno aderito allo Sciopero 
Generale chiedendo a gran voce al governo la 
sospensione dei provvedimenti e dei tagli che penalizzano
 l'istruzione pubblica ed il diritto allo studio.

Dalla Calabria è giunta anche la notizia che la manifestazione 
nazionale per il primo maggio di CGIL, CISL e UIL si svolgerà 
Rosarno. Un'iniziativa che sarà incentrata, oltre che sui tradizionali
 temi del lavoro e dello sviluppo economico, anche su 
integrazione e accoglienza, alla luce degli episodi di violenza, 
ai danni di immigrati, accaduti lo scorso gennaio.

Manifestazione CGIL a Genova del 12 marzo 2010

mercoledì 10 marzo 2010


GENOVA

IL 12 MARZO SCIOPERO GENERALE
IN DIFESA DELL’ART. 18


Il «collegato lavoro» deciso dal Governo contiene norme che destrutturano i Contratti e annullano le tutele previste dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

Potrà essere chiesto alle lavoratrici ed ai lavoratori, attraverso la certificazione individuale, di sottoscrivere all’atto dell’assunzione condizioni in deroga ai Contratti nazionali e peggiorative anche per i termini che riguardano la giusta causa.
Potrà essere richiesta la sottoscrizione della rinuncia a ricorrere al Giudice del lavoro per ogni contenzioso riguardante il rapporto di lavoro e il licenziamento.

IN QUESTO MODO LA TUTELA DELL’ART. 18
VIENE ANNULLATA E RESA INAGIBILE

Inoltre sono inaccettabili :
-  la limitazione nei tempi per impugnare i licenziamenti;
- il peggioramento delle condizioni dei precari e l’annullamento delle procedure di stabilizzazione;
- la limitazione quantitativa per l’accesso ai benefici del prepensionamento dei lavoratori «usurati»;
-  l’abbassamento dell’età di apprendistato a 15 anni;
- la delega di 24 mesi al Governo per fare la riforma degli ammortizzatori sociali (cioè la loro privatizzazione) e per le politiche dell’occupazione del lavoro femminile,

Si vuole ripristinare un potere autoritario e indiscutibile del datore di lavoro per cancellare cento anni di lotte con cui si è conquistato il diritto nel lavoro.


LA FIOM CHIAMA TUTTE LE METALMECCANICHE E I METALMECCANICI A SCENDERE IN PIAZZA IL 12 MARZO
SCIOPERO DI 4 ORE DALLE 8 ALLE 12
(SALVO INDICAZIONI DIVERSE DELLE RSU)
CON CONCENTRAMENTO AL TERMINAL TRAGHETTI (COOP NEGRO) ALLE ORE 9

8 marzo 2010

Sciopero - venerdì due cortei

La FIOM contro la mozione Epifani

venerdì 5 marzo 2010

LA SCURE DEL GOVERNO SUI DIRITTI DEI LAVORATORI - AGGIRATO L’ARTICOLO 18

Massimo Rossi: mobilitazione forte e unitaria contro l’attacco all’art. 18


"E' una nuova gravissima conferma che il mercato del lavoro sta ormai diventando una specie di giungla". Massimo Rossi commenta così l'approvazione da parte del Senato della cosiddetta norma sull'arbitrato, cioè il disegno di legge 1167 B, proprio alla vigilia della giornata che lo porterà, a Fabriano e ad Ancona, nei luoghi tra i più simbolici del settore industriale marchigiano .

"Ciò che non si era riusciti a far passare otto anni fa grazie alla straordinaria manifestazione che il 23 marzo del 2002 portò a Roma tre milioni di persone, il governo lo fa oggi - afferma Rossi - con una manovra furbesca che aggira l'articolo 18, e colpisce ancora una volta i diritti dei lavoratori, e precarizza ulteriormente il lavoro".

Ma di cosa si tratta? In sostanza in sede di stipula e di certificazione del contratto di lavoro potrà essere inserita una clausola dove si afferma che in caso di controversie esse non si risolveranno davanti ad un giudice nel rispetto dei più elementari principi di equità. Dunque il datore di lavoro potrà imporre al nuovo assunto il ricatto dell'arbitrato. Per chi ha già un contratto a tempo indeterminato il dettato di legge prevede che potrà essere introdotto tramite accordo tra le parti.

"Proprio in una fase - prosegue Rossi - dove è necessaria la tutela di chi lavora vista la gravissima crisi di sistema che sta colpendo i paesi industriali, si mette mano ad un provvedimento da macelleria sociale che fa scempio dello Statuto dei diritti dei lavoratori. Mi auguro - conclude il Candidato Presidente - che le forze sindacali, il movimento dei lavoratori e chi ha a cuore la democrazia mettano in campo una mobilitazione forte e unitaria".

Articolo 18 - Ecco cosa cambia

4 aprile 2009 - PierFrancesco Savino - lettera del figlio di un operaio dell'Ilva di Taranto

giovedì 4 marzo 2010

Il lavoro in liquidazione


Vignetta di Biani
Soluzione finale. Il governo e la maggioranza di destra stanno per approvare in Parlamento il disegno di legge (1167-b/Senato) che sul lavoro completa l'opera di destrutturazione del sistema di tutele del lavoro, già portata avanti con fervore da ben noti provvedimenti legislativi (detti comunemente «pacchetti») fino al decreto legislativo 276/2003 (c.d. legge Biagi). Si tratta di una sorta di «soluzione finale» (o «crocefissione», stante la vicinanza della Pasqua) perseguita con molta determinazione e anche con una certa perfidia tecnica che rende poco visibile la reale portata e gravità dell'operazione. Allarmate reazioni, infatti, sono venute soprattutto dagli esperti (Consulta giuridica Cgil, Associazione per i diritti sociali e di cittadinanza, Agi, appello di giuslavoristi). Ma è mancata, finora, la grande mobilitazione della gente comune, come quella che si era attivata dopo l'attacco all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Eppure la posta in gioco è la stessa, e anzi addirittura più ampia di quella che nel marzo 2002 portò milioni di lavoratori a riempire il Circo Massimo.

Tutto il potere al datore
L'ispirazione generale del progetto si fonda, da un lato sulla volontà di privare i lavoratori della facoltà di un rapido ed efficace accesso alla giustizia, e dall'altro dalla volontà di privare i giudici del potere di ripristinare effettivamente i diritti violati dei lavoratori. Questo si evince in primo luogo dall'articolo 32 del progetto che - sotto la specie di voler impedire al magistrato un controllo di merito, ossia sull'opportunità dell'esercizio del potere datoriale - pretenderebbe di lasciare alla decisione semplicemente arbitraria del datore vicende importantissime, quali i trasferimenti o i licenziamenti per ragioni economico-produttive. Dunque, senza alcun contemperamento tra il potere del datore e l'interesse del lavoratore alla stabilità dell'occupazione, come invece vorrebbe l'articolo 41, comma 2 della Costituzione.

Certificazioni false, giudizi arbitrari
Lo sbilanciamento del progetto a favore della parte datoriale risulta altrettanto evidente dalle innovazioni apportate alla certificazione dei contratti di lavoro. Questo istituto, introdotto dalla cosiddetta legge Biagi, ha sempre avuto un fondamento intimidatorio e ricattatorio, perché consiste nell'attribuzione a un rapporto di lavoro di una certa «etichettatura», alla quale il lavoratore acconsente solo per l'assoluta necessità di lavorare. Così normali rapporti subordinati possono essere «certificati» come a progetto, a termine, ecc. Tuttavia, l'esistenza dell'articolo 24 della Costituzione ha garantito finora al lavoratore il diritto di rivolgersi al giudice per ristabilire la vera natura del rapporto. E così ora, per raggiungere l'obiettivo di rendere intoccabile la certificazione di un rapporto sostanzialmente falso, il progetto elimina la stessa possibilità che il lavoratore si rivolga al giudice, prevedendo che nel contratto certificato, stipulato dal lavoratore sotto ricatto, possa essere introdotta una clausola arbitrale per la quale qualsiasi vertenza (sia riguardante la vera natura del rapporto, sia ogni altra vicenda, licenziamento compreso) venga decisa non più dal giudice, ma solo da un «arbitro», cioè da un esperto che, come insegna l'esperienza, è facilmente influenzabile dalle classi economicamente dominanti, e che giudicherà «secondo equità», ossia senza applicare precise norme sanzionatorie.

Sterilizzazione dell'art. 18
Come si può intendere, non sarà necessario attaccare frontalmente l'articolo 18, perché basterà aggirarlo, sostituendo il soggetto che dovrebbe applicarlo. Ad esempio, in caso di licenziamento ingiustificato, l'arbitro più facilmente non deciderà il «reintegro» nel posto di lavoro, ma più «equamente» una modesta «monetizzazione» per l'«arbitraria» perdita dell'occupazione del sempre più solo e indifeso lavoratore.

Come infierire sul precariato
Chi non si è fatto illusioni sugli orientamenti sociali della destra, osserva con sgomento il cinismo con cui il progetto tende a perpetuare lo sfruttamento del precariato. Anche qui l'attacco è per via processuale. Infatti il progetto pone ora ostacoli temporali e psicologici alla possibilità di ottenere la trasformazione in contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, i rapporti precari (a termine, a progetto,somministrati, ecc.) che risultassero per un verso o per l'altro illegittimi. Infatti, ora bisognerà che il rapporto precario sia impugnato stragiudizialmente al massimo entro 60 giorni dalla sua conclusione e che l'azione giudiziaria sia effettivamente iniziata nei successivi 180 giorni. Si sfrutta cinicamente, da una parte la scarsa o nulla conoscenza giuridica dei semplici lavoratori, magari extracomunitari, e dall'altra la titubanza che il lavoratore precario ha sempre verso una immediata impugnazione per la speranza di un rapporto contrattuale spontaneo.

C'è dell'altro
Il progetto, infatti, sfidando la sentenza della Corte costituzionale che ha riconfermato la conversione a tempo indeterminato del rapporto a termine illegittimo, prevede che al lavoratore non vengano dovute tutte le retribuzioni perdute, ma soltanto un risarcimento minimale, con pesanti ripercussioni retributive e previdenziali per il lavoratore ingiustamente assunto come precario. In definitiva, per il governo di destra, egli deve perdere anche quando vince.

* associazione per i diritti sociali e di cittadinanza


http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-lavoro-in-liquidazione/

IL 12 MARZO SCIOPERO GENERALE IN DIFESA DELL'ARTICOLO 18

Articolo 18 - Più facile licenziare

Intervista a Cofferati: "Peggio di otto anni fa. Questo è un attacco frontale al sindacato."

mercoledì 3 marzo 2010

La CGIL torna in piazza

Nuovo pericolo per l’articolo 18, governo pronto ad aggirarlo nel ddl sul lavoro




Epifani, si opera una vera e propria controriforma, faremo ricorso
03/03/2010
Di nuovo a rischio l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Questa volta non si propone la cancellazione della norma che tutela i lavoratori dal licenziamento senza giusta causa, come avvenne nel 2002, ma semplicemente di ignorarla. Nel disegno di legge 1167-B, ‘recante norme in materia di lavoro pubblico e privato’, in esame presso la commissione Lavoro del Senato e in attesa del via libera da parte dell’Aula di Palazzo Madama, si prevede che le controversie tra il datore di lavoro e il dipendente possano essere risolte anche in sede di arbitrato, in alternativa al giudice del lavoro, che deciderà “secondo equità” e non sulla base della legislazione. L’articolo 33 del ddl, infatti, sostituisce l’articolo 410 del codice di procedura civile, istituendo misure di conciliazione di controversie anche in via arbitrale. La Consulta Giuridica del Lavoro della CGIL aveva già denunciato questo radicale cambiamento parlando di un attacco ai diritti dei lavoratori, e di limiti imposti all’azione della magistratura, paventando il rischio concreto di una “controriforma” del processo del lavoro.

Le ragioni, scrivevano i giuristi della CGIL, stanno soprattutto in quegli aspetti del disegno di legge “in cui è prevista la devoluzione ad arbitri delle controversie di lavoro, sottraendo alla giurisdizione ordinaria la tutela dei diritti dei lavoratori. Se per giunta gli arbitri possono decidere ‘secondo equità’, che in realtà significa anche poter non tener conto di leggi e contratti, ma solo di un loro ‘buon senso’ e se per di più ciò può essere legittimamente disposto nella lettera di assunzione, nel momento in cui il lavoratore è più debole, se ne capisce il senso di ‘controriforma’”. Inoltre, in una materia particolarmente delicata come quella dei licenziamenti, per la Consulta Giuridica della CGIL, “il giudice dovrà tener conto delle nozioni di giusta causa e giustificato motivo espresse dalle parti in sede di certificazione; nozioni che, qualora fossero definite nel contratto di assunzione, finirebbero per capovolgere i fondamenti del diritto del lavoro, nato per tutelare il contraente debole nel rapporto di lavoro”.

Sul tema è intervenuto oggi lo stesso Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, ricordando come il sindacato stia da tempo denunciando questo aspetto. “Questo ddl opera una vera e propria controriforma delle basi del diritto del lavoro italiano”, ha detto il leader sindacale da Bologna per il congresso della Camera del Lavoro. Il disegno di legge, ha spiegato, porta sostanzialmente a una forma di arbitrato obbligatorio che farebbe saltare le forme tradizionali delle tutele contrattuali e delle libertà dei lavoratori di poter adire a queste scelte”. Secondo Epifani, “in questo modo naturalmente si rende il lavoratore più debole. Se lo si fa addirittura nel momento del suo ingresso nel lavoro lo si segna per tutta la vita. Per questo siamo contro questo principio e speriamo che non venga approvato. In ogni caso - ha concluso Epifani - faremo ricorso se ci sono le condizioni di legittimità costituzionale”.




lunedì 1 marzo 2010

CGIL. CONGRESSO, MOZIONE MOCCIA: TROPPE ANOMALIE, SAREMMO AL 30% VOTI VALIDI SUPERIORI AI VOTANTI, FARE VERIFICHE A CAMPIONE


CGIL. CONGRESSO, MOZIONE MOCCIA: TROPPE ANOMALIE, SAREMMO AL 30%
VOTI VALIDI SUPERIORI AI VOTANTI, FARE VERIFICHE A CAMPIONE

(DIRE) Roma, 1 mar. - Troppe "anomalie" nel congresso della Cgil, come "un numero di voti validi superiori ai votanti". Alloraserve "una verifica a campione". Lo chiedono i rappresentanti della mozione 'La Cgil che vogliamo' che, secondo i dati comunicati dal presidente della commissione di garanzia, Carlo Ghezzi, si ferma al 17%. Un dato sottostimato: "I dati non sono certificati, noi saremmo oltre il 30% tra gli attivi piu' del 25% compresi i pensionati", afferma il portavoce Domenico Moccia, che chiede anche "accesso ai dati". "Questo congresso- continua- e' avvenuto in una dimensione confusa e poco trasparente con errori macroscopici" e anomalie "come la presenza del segretario organizzativo durante la comunicazione alla stampa dei dati".
La mozione di minoranza non crede poi ad un continuo aumento di partecipazione: "Calano gli elettori nelle elezioni e al nostro congresso, in particolare al Sud, dove siamo meno radicati, ci sono aumenti" nella partecipazione e percentuali bulgare per la mozione di Epifani. Sul capitolo ricorsi, "sono di piu' di quelli comunicati perche' abbiamo deciso spesso di farli non su singole assemblee, ma interi congressi". Giorgio Cremaschi della segreteria della Fiom segnala che a non essere certificati dalla minoranza sono i congressi di Lombardia, Lazio, Calabria, Puglia, Veneto e Campania, insomma "il 40% del congresso": con "dati non credibili- osserva- viene alterata la realta' sindacale".
Il leader della Fp, Carlo Podda, sottolinea che il meccanismo della solidarieta' dello Spi viene "applicato in modo difforme nei territori. Il sistema non ha retto". Rispetto alla mancata maggioranza raggiunta alla sua mozione nella sua categoria che arriva "inaspettata, determina un problema ma chiarisce l'infondatezza dell'accusa di essere una mozione corporativa".
Per Gianni Rinaldini (segretario delle tute ble) bisogna rivedere "le regole della vita democratica interna. Faremo delle nostre proposte".

(Tar/ Dire)