I dati dell’osservatorio sull’industria metalmeccanica diffusi durante il congresso nazionale delle tute blu Cgil. "Crisi profonda, ma ci sono pesanti limiti nella struttura industriale"
MONTESILVANO (PESCARA) - Il 2009 è stato un anno di profonda crisi ma che, a conti fatti, non ha fatto altro che accellerare processi di impoverimento della sistema industriale caratterizzato da profondi limiti nella sua struttura. È questa in estrema sintesi l'analisi che emerge dal rapporto a cura dell'Ufficio economico della Fiom Cgil 'Osservatorio sull'industria metalmeccanica', diffuso oggi al congresso nazionale della categoria della Cgil. La crisi dello scorso anno si misura nei numeri impietosi e inequivocabili contenuti nel rapporto: Pil contratto di cinque punti percentuali, consumi, anche quelli alimentari, al palo e l'occupazione che ha registrato una perdita di posti di lavoro di oltre 500mila unità a cui devono aggiungersi i lavoratori in cig che per il solo settore metalmeccanico equivalgono a circa 240mila unità a tempo pieno.
L'analisi della Fiom sottolinea come il calo dell'occupazione registrato nel paese abbia interessato inizialmente i lavoratori cosiddetti atipici che la categoria della Cgil legge come “il primo ammortizzatore per le imprese”. Adesso il rischio concreto è che le difficoltà occupazionali vadano a colpire i lavoratori a tempo determinato. In tutto ciò i redditi hanno sofferto schiacciati dai riflessi della crisi, falcidiati anche da una tasso di inflazione che si è mantenuto costantemente superiore a quello di altri paesi con livelli di crescita superiori.
In sostanza l'Italia è tra i paesi che ha sofferto maggiormente la crisi economica e i segni di ripresa sono deboli. Il sistema è rimasto a galla soprattutto grazie alle pressioni sulle retribuzioni che risultano essere in media più basse di oltre il 30% rispetto a quelle europee, occupando gli ultimi posti tra i paesi industrializzati. Il settore metalmeccanico ha sofferto in particolar modo in questi mesi. Il valore aggiunto in termini reali è diminuito nel 2009 di circa il 22%, cui si accompagna una riduzione delle unità di lavoro standard del 9% mentre l'occupazione complessiva del 3%. La differenza è rappresentata dal maggior ricorso alla cig e alla riduzione degli straordinari e dei doppi lavori.
La produzione del settore metalmeccanico è diminuita del 27% lo scorso anno e a comprimere il dato è ovviamente anche la caduta delle esportazioni. Quanto alle retribuzioni contrattuali delle tute blu, aumentano negli anni successivi al rinnovo del contratto (2006 e 2008) mentre dopo faticano a tenere il passo con l'inflazione. Nel 2010, prevede l'ufficio economico, le retribuzioni reali dovrebbero ridursi se verrà applicato il contratto non sottoscritto dalla Fiom che sposta in avanti il momento di erogazione degli aumenti, peraltro ridotti, riconosciuti per il triennio. I dati relativi all'occupazione nelle grandi imprese mostrano però un quadro diverso. Nel decennio 2000-2009 le retribuzioni medie degli operai hanno tenuto appena il ritmo dell'inflazione, con perdite del potere d'acquisto per alcuni comparti, il che testimonia come, a prescindere dalla fase negativa in atto, continui a permanere un problema salariale per il settore metalmeccanico.
L'analisi della Fiom sottolinea come il calo dell'occupazione registrato nel paese abbia interessato inizialmente i lavoratori cosiddetti atipici che la categoria della Cgil legge come “il primo ammortizzatore per le imprese”. Adesso il rischio concreto è che le difficoltà occupazionali vadano a colpire i lavoratori a tempo determinato. In tutto ciò i redditi hanno sofferto schiacciati dai riflessi della crisi, falcidiati anche da una tasso di inflazione che si è mantenuto costantemente superiore a quello di altri paesi con livelli di crescita superiori.
In sostanza l'Italia è tra i paesi che ha sofferto maggiormente la crisi economica e i segni di ripresa sono deboli. Il sistema è rimasto a galla soprattutto grazie alle pressioni sulle retribuzioni che risultano essere in media più basse di oltre il 30% rispetto a quelle europee, occupando gli ultimi posti tra i paesi industrializzati. Il settore metalmeccanico ha sofferto in particolar modo in questi mesi. Il valore aggiunto in termini reali è diminuito nel 2009 di circa il 22%, cui si accompagna una riduzione delle unità di lavoro standard del 9% mentre l'occupazione complessiva del 3%. La differenza è rappresentata dal maggior ricorso alla cig e alla riduzione degli straordinari e dei doppi lavori.
La produzione del settore metalmeccanico è diminuita del 27% lo scorso anno e a comprimere il dato è ovviamente anche la caduta delle esportazioni. Quanto alle retribuzioni contrattuali delle tute blu, aumentano negli anni successivi al rinnovo del contratto (2006 e 2008) mentre dopo faticano a tenere il passo con l'inflazione. Nel 2010, prevede l'ufficio economico, le retribuzioni reali dovrebbero ridursi se verrà applicato il contratto non sottoscritto dalla Fiom che sposta in avanti il momento di erogazione degli aumenti, peraltro ridotti, riconosciuti per il triennio. I dati relativi all'occupazione nelle grandi imprese mostrano però un quadro diverso. Nel decennio 2000-2009 le retribuzioni medie degli operai hanno tenuto appena il ritmo dell'inflazione, con perdite del potere d'acquisto per alcuni comparti, il che testimonia come, a prescindere dalla fase negativa in atto, continui a permanere un problema salariale per il settore metalmeccanico.