di Alessandro Bongarzone
Montesilvano - Nel silenzio più assoluto dei media, si è chiuso nel pomeriggio - con la replica del segretario generale uscente, Gianni Rinaldini - il 25 esimo congresso dei metalmeccanici di CGIL. Un congresso scomodo: all’interno della confederazione (la FIOM è l’unica categoria dove ha vinto la mozione “La GIL che vogliamo”) ma, soprattutto all’esterno tanto che, tolti i soliti giornalacci di sinistra: Dazebao, Manifesto e Rassegna Sindacale (per motivi d’ufficio) reperire in rete, in tv (anche sul TG3 diretto da una Berlinguer) o sui quotidiani qualche notizia, è stata fatica sprecata.
Un congresso cancellato dai “media” - in mano alle consorterie dei soli noti e dei gruppi di potere economici - perché fatto da gente (363.559 iscritti nel 2009, oltre 4 mila in più del 2008, nonostante la crisi) che si oppone ad un sistema fondato sulla presa d’atto delle disuguaglianze sociali che parla ancora - come ha fatto Rinaldini nella sua relazione introduttiva - di democrazia, solidarietà e giustizia sociale stigmatizzando e censurando, addirittura, i partiti della sinistra che, guarda caso, gliela fanno pagare ignorandola.
Cremaschi: il gruppo dirigente della FIOM odiato dai padroni
Da qui, è partito, nel suo intervento - svolto in mattinata - Giorgio Cremaschi, segretario nazionale di FIOM e leader della componente “Rete 28 aprile” in CGIL.
“Credo che il gruppo dirigente della FIOM - ha detto Cremaschi - sia odiato dai padroni, perché dietro al loro modello c’è un’idea di società e di rapporti sociali. FIOM - ha proseguito - è un sindacato che lotta, autonomo, che costruisce con i lavoratori le piattaforme, che li fa votare, non è compatibile con il modello di società che vogliono Berlusconi, Confindustria e di cui CISL e UIL sono complici perchè la battaglia per la democrazia è battaglia sui valori”.
Più di metà del suo intervento, il leader di “28 aprile”, lo ha riservato a “smontare” le argomentazioni che ieri, dalla tribuna dl congresso, aveva portato il segretario di CGIL, Guglielmo Epifani. “Voglio dire a Epifani - ha detto in un passaggio Cremaschi - che non sono d’accordo con il fatto che il sindacato esiste se fa accordi. Per me il sindacato esiste se fa giustizia, la contrattazione e gli accordi sono un mezzo. Di questo doveva discutere il congresso, e trovo strano che l’unico che non può dire quello che pensa è il segretario generale della Fiom. Se Rinaldini - ha proseguito - fa un ragionamento così fermo, preoccupante, se descrive un quadro tanto cupo, non si può dire che lo fa per ragioni congressuali. Non è nella sua natura, non è nella nostra natura”.
Stanno alzando l’asticella dell’ingiustizia
Rispetto al da farsi, Cremaschi è chiaro : “stanno alzando sempre più in alto l’asticella dell’ingiustizia - ha detto - questo avviene anche nei luoghi di lavoro. E allora il problema è: chi risponde a questo? Solo la FIOM nel suo contratto o tutta la CGIL con una mobilitazione generale?”. Noi - dice, rispondendo alla FIM che si augura un confronto FIOM su diversi modelli sindacali - proviamo a riconquistare il contratto nazionale presentando una piattaforma nel 2011 costruita con il massimo di partecipazione e consenso dei lavoratori. E’ difficile ma non c’è alternativa. Abbiamo una lunga marcia davanti a noi - ha concluso Cremaschi - ma ce la faremo: perché questo è l’impegno che abbiamo non solo verso a noi ma verso quelli che verranno dopo di noi”.
Per Landini l’attacco di Confindustria parte da lontano
Poco prima di Cremaschi, era intervenuto Maurizio Landini, l’uomo che - il “totonomine” - accredita come il più probabile successore di Rinaldini quando, a conclusione del congresso confederale, sarà chiamato (sembra) a dirigere un dipartimento a Corso Italia.
Il 49 enne segretario di FIOM, reggiano come Rinaldini, da lui chiamato per dirigere il dipartimento sindacale a Corso Trieste, si è soffermato sulla “natura” dell’attacco portato ai lavoratori che, dice “fa parte della stessa strategia di assalto che Confindustria e centro destra hanno iniziato già con il “Libro bianco” di Biagi dove c’era scritto tutto quello che sta accadendo oggi, compreso l’arbitrato”. Secondo Landini non possiamo scoprire improvvisamente che il centro destra e Confindustria hanno un potere enorme perché, afferma “se così fosse, si porrebbe un serio problema di memoria anche se - prosegue - c’è un elemento di distinzione rispetto al 2003: allora la reazione della Fiom e della CGIL portarono addirittura in piazza tre milioni di persone, oggi non è così e lor signori, non nel 2013 ma nei prossimi mesi (lo hanno già dichiarato a Parma) hanno intenzione di mettere in discussione tutto, di sferrare l’attacco finale ai diritti del lavoro e alla contrattazione”.
Quello che stanno facendo adesso non è contrattazione
Per Landini, allora, il nodo di fondo è come arrivare al 2013 e se il Sindacato sarà in grado oppure no di mettere in campo “adesso, non tra qualche tempo, una reazione forte”.
“Oggi - dice Landini - c’è qualcuno che mi viene a spiegare come si fa la contrattazione? Ma se c’è una categoria che contratta tutti i giorni, che difende i posti di lavoro e contemporaneamente cerca di conquistare migliori condizioni di lavoro e salariali, sono i metalmeccanici e la FIOM.
Noi abbiamo una caratteristica che ci differenzia dagli altri: noi gli accordi non li firmiamo se i lavoratori non ci dicono che vanno bene perchè - prosegue il segretario nazionale di FIOM - la contrattazione o è tra interessi diversi, oppure non è mentre quello che alcuni stanno facendo adesso non è contrattazione ma adesione alle posizioni della controparte”.
Agire adesso, perché non c’è il secondo tempo
“Allora - prosegue Landini - c’è il problema della democrazia, ma anche di determinazione” e, siccome è in gioco il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di essere liberi di contrattare la propria condizione, il segretario di FIOM, conferma la validità della campagna per la raccolta firme a supporto della proposta di Legge di iniziativa popolare sulla democrazia e la rappresentanza “che - dice - va portata velocemente in Parlamento, per chiedere alle forze politiche se le lavoratrici e i lavoratori italiani sono cittadini anche nei luoghi di lavoro oppure no. Ma, ancora - prosegue -
da un sindacato in cui ognuno fa quello che vuole, esce un sindacato che è il “sindacato delle libertà” dove finisce, però, la confederalità”. L’obiettivo, quindi, per Landini è la riconquista del contratto nazionale su cui tutta la FIOM è d’accordo e arrivare, dunque, a presentare la piattaforma nel 2011. “Ma dobbiamo agire subito - conclude - perché, per questa partita, non c’è il secondo tempo e non possiamo correre il rischio di intervenire a partita finita”.
Rinaldini saluta la FIOM
Nella sua replica, Gianni Rinaldini, riprende molti dei temi trattati nella relazione e negli interventi che si sono succeduti confermando tutte le critiche che aveva mosso all’azione della CGIL colpevole di “non aver dispiegato il livello necessario di mobilitazione” a seguito degli accordi separati del 2009 sul sistema contrattuale.
Rinaldini, inoltre, ha evidenziato come “nella situazione di estrema difficoltà economica, politica, sociale e culturale in cui ci siamo venuti a trovare, per lavorare per il bene della CGIL e della Fiom ci sarebbe stato bisogno bisogno di un massimo di apertura nella ricerca e nel confronto. Purtroppo, nel Congresso ha prevalso una logica di altra natura”.
Rinaldini, in conclusione, ha ringraziato Epifani, per la ricandidatura a Segretario generale della Fiom dichiarando al Congresso “Se mi rieleggerete, lo farò comunque per un periodo breve. Non avrò quindi altre occasioni di fare un altro Congresso della Fiom e, quindi, oggi, vorrei esprimere un ringraziamento a tutti per il lavoro compiuto insieme in questi otto anni”.
Ore 20,30: Rinaldini rieletto segretario generale
Dopo la replica di Rinaldini, i delegati hanno proseguito i lavori per completare gli adempimenti politici approvando - a maggioranza - il documento presentato dal segretario uscente a cui era contrapposto quello presentato da Fausto Durante, rappresentante dell’area Epifani in Fiom.
Al termine il congresso ha votato - a scrutinio segreto - il nuovo Comitato Centrale (625 Si; 30 No e 15 astenuti) che nella sua prima convocazione, alle 20,30, ha immediatamente proceduto alla rielezione del segretario generale ruolo a cui è stato riconfermato, Gianni Rinaldini, con 142 voti a favore, 5 contrari, 14 astenuti e 1 voto nullo.