sabato 17 aprile 2010

Congresso FIOM, Rinaldini rieletto Segretario Generale


di Alessandro Bongarzone  
 
Montesilvano -  Nel silenzio più assoluto dei media, si è chiuso nel pomeriggio - con la replica del segretario generale uscente, Gianni Rinaldini - il 25 esimo congresso dei metalmeccanici di CGIL. Un congresso scomodo: all’interno della confederazione (la FIOM è l’unica categoria dove ha vinto la mozione “La GIL che vogliamo”) ma, soprattutto all’esterno tanto che, tolti i soliti giornalacci di sinistra: Dazebao, Manifesto e Rassegna Sindacale (per motivi d’ufficio) reperire in rete, in tv (anche sul TG3 diretto da una Berlinguer) o sui quotidiani qualche notizia, è stata fatica sprecata.
Un congresso cancellato dai “media” - in mano alle consorterie dei soli noti e dei gruppi di potere economici - perché fatto da gente (363.559 iscritti nel 2009, oltre 4 mila in più del 2008, nonostante la crisi) che si oppone ad un sistema fondato sulla presa d’atto delle disuguaglianze sociali che parla ancora - come ha fatto Rinaldini nella sua relazione introduttiva - di democrazia, solidarietà e giustizia sociale stigmatizzando e censurando, addirittura, i partiti della sinistra che, guarda caso, gliela fanno pagare ignorandola.

Cremaschi: il gruppo dirigente della FIOM odiato dai padroni
Da qui, è partito, nel suo intervento - svolto in mattinata - Giorgio Cremaschi, segretario nazionale di FIOM e leader della componente “Rete 28 aprile” in CGIL. 
“Credo che il gruppo dirigente della FIOM - ha detto Cremaschi - sia odiato dai padroni, perché dietro al loro modello c’è un’idea di società e di rapporti sociali. FIOM - ha proseguito - è un sindacato che lotta, autonomo, che costruisce con i lavoratori le piattaforme, che li fa votare, non è compatibile con il modello di società che vogliono Berlusconi, Confindustria e di cui CISL e UIL sono complici perchè la battaglia per la democrazia è battaglia sui valori”.

Più di metà del suo intervento, il leader di “28 aprile”, lo ha riservato a “smontare” le argomentazioni che ieri, dalla tribuna dl congresso, aveva portato il segretario di CGIL, Guglielmo Epifani. “Voglio dire a Epifani - ha detto in un passaggio Cremaschi - che non sono d’accordo con il fatto che il sindacato esiste se fa accordi. Per me il sindacato esiste se fa giustizia, la contrattazione e gli accordi sono un mezzo. Di questo doveva discutere il congresso, e trovo strano che l’unico che non può dire quello che pensa è il segretario generale della Fiom. Se Rinaldini - ha proseguito - fa un ragionamento così fermo, preoccupante, se descrive un quadro tanto cupo, non si può dire che lo fa per ragioni congressuali. Non è nella sua natura, non è nella nostra natura”.

Stanno alzando l’asticella dell’ingiustizia
Rispetto al da farsi, Cremaschi è chiaro : “stanno alzando sempre più in alto l’asticella dell’ingiustizia - ha detto - questo avviene anche nei luoghi di lavoro. E allora il problema è: chi risponde a questo? Solo la FIOM nel suo contratto o tutta la CGIL con una mobilitazione generale?”. Noi - dice, rispondendo alla FIM che si augura un confronto FIOM su diversi modelli sindacali - proviamo a riconquistare il contratto nazionale presentando una piattaforma nel 2011 costruita con il massimo di partecipazione e consenso dei lavoratori. E’ difficile ma non c’è alternativa. Abbiamo una lunga marcia davanti a noi - ha concluso Cremaschi - ma ce la faremo: perché questo è l’impegno che abbiamo non solo verso a noi ma verso quelli che verranno dopo di noi”.

Per Landini l’attacco di Confindustria parte da lontano
Poco prima di Cremaschi, era intervenuto Maurizio Landini, l’uomo che - il “totonomine” - accredita come il più probabile successore di Rinaldini quando, a conclusione del congresso confederale, sarà chiamato (sembra) a dirigere un dipartimento a Corso Italia.

Il 49 enne segretario di FIOM, reggiano come Rinaldini, da lui chiamato per dirigere il dipartimento sindacale a Corso Trieste,  si è soffermato sulla “natura” dell’attacco portato ai lavoratori che, dice “fa parte della stessa strategia di assalto che Confindustria e centro destra hanno iniziato già con il “Libro bianco” di Biagi dove c’era scritto tutto quello che sta accadendo oggi, compreso l’arbitrato”. Secondo Landini non possiamo scoprire improvvisamente che il centro destra e Confindustria hanno un potere enorme perché, afferma “se così fosse, si porrebbe un serio problema di memoria anche se - prosegue - c’è un elemento di distinzione rispetto al 2003: allora la reazione della Fiom e della CGIL portarono addirittura in piazza tre milioni di persone, oggi non è così e lor signori, non nel 2013 ma nei prossimi mesi (lo hanno già dichiarato a Parma) hanno intenzione di mettere in discussione tutto, di sferrare l’attacco finale ai diritti del lavoro e alla contrattazione”.

Quello che stanno facendo adesso non è contrattazione 
Per Landini, allora, il nodo di fondo è come arrivare al 2013 e se il Sindacato sarà in grado oppure no di mettere in campo “adesso, non tra qualche tempo, una reazione forte”. 

“Oggi - dice Landini - c’è qualcuno che mi viene a spiegare come si fa la contrattazione? Ma se c’è una categoria che contratta tutti i giorni, che difende i posti di lavoro e contemporaneamente cerca di conquistare migliori condizioni di lavoro e salariali, sono i metalmeccanici e la FIOM.
Noi abbiamo una caratteristica che ci differenzia dagli altri: noi gli accordi non li firmiamo se i lavoratori non ci dicono che vanno bene perchè - prosegue il segretario nazionale di FIOM - la contrattazione o è tra interessi diversi, oppure non è mentre quello che alcuni stanno facendo adesso non è contrattazione ma adesione alle posizioni della controparte”.

Agire adesso, perché non c’è il secondo tempo
“Allora - prosegue Landini - c’è il problema della democrazia, ma anche di determinazione” e, siccome è in gioco il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di essere liberi di contrattare la propria condizione, il segretario di FIOM, conferma la validità della campagna per la raccolta firme a supporto della proposta di Legge di iniziativa popolare sulla democrazia e la rappresentanza “che - dice - va portata velocemente in Parlamento, per chiedere alle forze politiche se le lavoratrici e i lavoratori italiani sono cittadini anche nei luoghi di lavoro oppure no. Ma, ancora - prosegue -  
da un sindacato in cui ognuno fa quello che vuole, esce un sindacato che è il “sindacato delle libertà” dove finisce, però, la confederalità”. L’obiettivo, quindi, per Landini è la riconquista del contratto nazionale su cui tutta la FIOM è d’accordo e arrivare, dunque, a presentare la piattaforma nel 2011. “Ma dobbiamo agire subito - conclude - perché, per questa partita, non c’è il secondo tempo e non possiamo correre il rischio di intervenire a partita finita”.

Rinaldini saluta la FIOM
Nella sua replica, Gianni Rinaldini, riprende molti dei temi trattati nella relazione e negli interventi che si sono succeduti confermando tutte le critiche che aveva mosso all’azione della CGIL  colpevole di “non aver dispiegato il livello necessario di mobilitazione” a seguito degli accordi separati del 2009 sul sistema contrattuale. 

Rinaldini, inoltre,  ha evidenziato come “nella situazione di estrema difficoltà economica, politica, sociale e culturale in cui ci siamo venuti a trovare, per lavorare per il bene della CGIL e della Fiom ci sarebbe stato bisogno bisogno di un massimo di apertura nella ricerca e nel confronto. Purtroppo, nel Congresso ha prevalso una logica di altra natura”.

Rinaldini, in conclusione, ha ringraziato Epifani, per la ricandidatura a Segretario generale della Fiom dichiarando al Congresso  “Se mi rieleggerete, lo farò comunque per un periodo breve. Non avrò quindi altre occasioni di fare un altro Congresso della Fiom e, quindi, oggi, vorrei esprimere un ringraziamento a tutti per il lavoro compiuto insieme in questi otto anni”.

Ore 20,30: Rinaldini rieletto segretario generale
Dopo la replica di Rinaldini, i delegati hanno proseguito i lavori per completare gli adempimenti politici approvando - a maggioranza - il documento presentato dal segretario uscente a cui era contrapposto quello presentato da Fausto Durante, rappresentante dell’area Epifani in Fiom.

Al termine il congresso ha votato - a scrutinio segreto - il nuovo Comitato Centrale (625 Si; 30 No e 15 astenuti) che nella sua prima convocazione, alle 20,30, ha immediatamente proceduto alla rielezione del segretario generale ruolo a cui è stato riconfermato, Gianni Rinaldini, con 142 voti a favore, 5 contrari, 14 astenuti e 1 voto nullo.

Fiom: Cremaschi, presentiamo nostra piattaforma

MONTESILVANO (PESCARA) - “A Epifani vorrei dire che non c’è nell’intera storia della Cgil l’idea che il sindacato esiste se fa accordi. Per noi il sindacato esiste se fa giustizia. Del resto, della Fiom tutto si può dire meno che sia un sindacato che non fa accordi. In questo periodo di crisi ne stiamo facendo molti: contro la chiusura degli impianti, su cassa integrazione ordinaria e straordinaria, sui contratti di solidarietà, sull’utilizzo di corsi di formazione e, quando possibile, dei veri e propri accordi di secondo livello”. Sono le parole di Giorgio Cremaschi, segretario nazionale delle tute blu Cgil, al 25° congresso nazionale dell’organizzazione in corso a Montesilvano. “Nella sua relazione introduttiva, Rinaldini ha fatto una analisi molto preoccupata e, vorrei dire, molto preoccupante della situazione della crisi in Italia e nel mondo e della deriva a destra in atto nel nostro paese. Se lo ha fatto non è certo per ragioni congressuali, ma perché preoccupante è effettivamente la situazione in cui dobbiamo oggi agire”.

“Per noi - ha proseguito Cremaschi -, il problema dei problemi è che non abbiamo il contratto. Ciò non dipende da noi, ma dalla Confindustria di Marcegaglia e Bombassei che hanno voluto imporre alla categoria, attraverso Federmeccanica, un accordo separato. E questo perché la crisi è considerata dalla parte peggiore del nostro Paese un’occasione per regolare i propri conti con il mondo del lavoro, la democrazia e la Costituzione”.

E ancora: “L’oggetto della nostra discussione è proprio questo. Cosa fa la Cgil per fronteggiare questa situazione? Da questo punto di vista, dico sinceramente che ho trovato deludenti le parole pronunciate ieri qui da Epifani. Infatti mi chiedo: come farà la Cgil a costruire un nuovo modello contrattuale? Con quale forza lo farà? Se non ci riescono i metalmeccanici chi potrà riuscirci?”.

Secondo Cremaschi, “il punto è che per noi democrazia sindacale e unità sindacale sono due facce della stessa medaglia. I metalmeccanici sono stati la categoria più unitaria. Nella nostra storia l’unità sindacale non era un fatto di vertice, ma era basata sull’unità dei lavoratori. Ed è tutt’ora vero che l’unità è una cosa importante per i lavoratori se vedono in essa uno strumento che accresce il loro potere e non un mezzo attraverso il quale viene tolto loro potere”.

Poi le conclusioni: “Il segretario generale della Fim ci ha detto che si augura un libero confronto con noi su diversi modelli sindacali. Ma nella situazione attuale, nel nostro paese, non c’è una libera competizione tra diversi modelli sindacali. E ciò perché il governo e la Confindustria vogliono imporci il loro modello e cancellarci. E ciò ancora perché dietro il nostro modello sindacale c’è un modello di società non compatibile con quello condiviso da Berlusconi e Bombassei e con cui Cisl e Uil sono d’accordo. Il nostro obiettivo è quello di riconquistare un nuovo modello contrattuale e per provare a raggiungerlo dobbiamo fare la cosa più semplice: presentare ai lavoratori una nostra piattaforma. È una scelta difficile. Davanti a noi abbiamo una lunga marcia”. 

XXV Congresso FIOM-CGIL - La FIOM riparte dal contratto


I metalmeccanici chiudono il congresso e si preparano alla battaglia del 2011, quando scatterà il rinnovo del contratto in regime di accordo separato. Rinaldini: posizioni diverse ma uniti contro l’intesa di un anno fa
di P.A., A.P., G.S.
foto di Attilio Cristini (immagini di di Attilio Cristini)
Si sono registrate posizioni diverse sul “merito” delle questioni di natura sindacale ma rimane forte l’unità negoziale della Fiom che determina l’unità stessa dell’organizzazione e la gestione unitaria. E’ il segretario generale uscente - ma riproposto dalla segreteria nazionale della Cgil - della Fiom, Gianni Rinaldini, a fare sintesi nel corso del suo intervento conclusivo al XXV Congresso nazionale della categoria dei metalmeccanici, dopo tre giorni di dibattito.

Speciale Congresso

Nel rapporto con la Confederazione, anche alla luce dell’intervento di ieri di Epifani, rimangono strutturali differenze sulla contrattazione e sull’idea che la Cgil abbia o meno una strategia di contrasto all’accordo separato. Ragioni per le quali per Rinaldini si è arrivati alla formulazione di due mozioni contrapposte con quest’ultimo firmatario della mozione di minoranza. Il leader della Fiom ha chiesto “un ripensamento dell’azione per capire dove andare” e chiarezza da parte della Cgil sui temi della democrazia, tema sul quale la categoria si sta mobilitando con la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare su questi temi.

Ma ovviamente al centro delle differenze rimane il modello contrattuale e la strategia di contrasto messa in campo a livello confederale.” Di fronte a un accordo sul sistema contrattuale separato - ha detto Rinaldini -, mai registrato nell’intera storia repubblicana del nostro paese, il tipo di mobilitazione non è stato all’altezza della dimensione della partita che stiamo giocando”. La previsione di Rinaldini, condivisa dalla platea, è che nel 2011, l’anno in cui scadrà il contatto dei metalmeccanici ante accordo separato, tutta la vicenda contrattuale graverà sulle spalle della vertenza dei metalmeccanici in attesa del 2013, l’anno in cui scadrà il periodo di prova della riforma contrattuale. Per questo le iniziative messe in campo dalla Fiom devono cominciare a guardare da subito a quella data non limitandosi al solo referendum sulla piattaforma per il rinnovo contrattuale ma costruendo quest’ultima insieme ai lavoratori stessi. Uno stare in campo quello della Fiom perché la partita sul modello contrattuale non entrerà nel vivo nel 2013 ma è adesso, a cominciare dal prossimo mese - così come ha annunciato il ministro del Lavoro - con lo “scardinamento dei diritti del lavoro con la presentazione dello Statuto dei Lavori”. Quindi ancora una volta “no alla logica della riduzione del danno” ma al lavoro e alla lotta perché “conflitto e democrazia non sono cose contrapposte”. Grandi applausi per un commosso Rinaldini, giunto al suo ultimo congresso come leader della Fiom.

La Fiom ha chiuso divisa il suo congresso. Nonostante vari tentativi di ricucitura e nonostante l’intervento di Epifani. Alla fine, dopo una notte concitata di riunioni, incontri, telefonate incrociate, sono stati presentati due documenti: uno della maggioranza che fa capo al segretario Gianni Rinaldini e uno presentato da Fausto Durante, capofila della minoranza epifaniana interna alla Fiom, un’area che, a partire dal congresso del 2004, è cresciuta in modo consistente (dal 18 al 27%). Su 749 aventi diritto al voto, hanno preso parte alla votazione 694 delegati. Il documento presentato da Rinaldini ha riportato 458 voti. Il documento presentato da Durante ha riportato 236 voti. Per l’elezione del Comitato centrale alla fine le due aree hanno trovato l’accordo sulla presentazione di una lista unica che si basa sugli equilibri politici che si sono determinati. Dal punto di vista confederale, rimane dunque tutto aperto il problema della mediazione rinviato al congresso nazionale della Cgil.

Il dibattito della giornata
“Mi chiedo come possiamo ricostruire l’unità sindacale senza la democrazia. Perché l’unità è un dritto delle lavoratrici e dei lavoratori, non di Cgil, Cisl e Uil”. Dal palco del congresso nazionale Fiom Cgil di Montesilvano (PS), il segretario nazionale Maurizio Landini lancia un appello ad agire subito per “riconquistare subito il contratto nazionale, senza attendere la verifica del 2013”. Secondo Landini, è la democrazia il terreno su cui bisogna ricostruire un’unità sindacale che parta dai lavoratori, i quali “devono potersi sentire cittadini anche in fabbrica”. “I diritti che oggi sono messi in discussione ha continuato il dirigente sindacale - sono diritti conquistati con la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori, anche a costo della loro vita”. Landini fa l’esempio dello Statuto dei Lavoratori, che “è stato prima conquistato nelle fabbriche, poi è diventato legge in Parlamento”.

“L’attacco ai diritti che vediamo perpetrarsi in queste settimane – ricorda il sindacalista - era già scritto nel Libro Bianco di Maroni del 2001. Il tentativo di modificare l’articolo 18 è stato bloccato grazie all’opposizione della Cgil e della Fiom”. Oggi, invece, secondo Landini, “si parla solo di ricorso alla Corte Costituzionale: noto una leggera differenza di strategia”. Il problema, quindi, non è “cosa faremo nel 2013, quando ci sarà la verifica del modello contrattuale separato”, ma cosa fa il sindacato oggi “per riconquistare il contratto nazionale. La contrattazione o è una mediazione di interessi, o non è. Oggi rischia di essere solo un’adesione alle posizioni degli altri.” Tutta la Cgil, spiega Landini, dovrebbe saper mettere al centro del dibattito un disegno industriale che guardi ad un nuovo modello di sviluppo e che sappia affrontare la questione della ridistribuzione dei redditi, “siamo davanti - dice Landini - al fatto che tutta la Cgil si dovrebbe porre il problema di pensare non semplicemente alla difesa di quello che oggi c’è, ma agire per mettere in campo un’idea diversa di cambiamento ripartendo dal basso e dal concetto di responsabilità sociale”.

Da qui, l’iniziativa di legge popolare sulla democrazia e sulla rappresentanza. “Guardando alla nostra organizzazione – afferma - giudico un elemento di responsabilità trovare una posizione unitaria sulla contrattazione, con l’obiettivo che porti un contributo alla discussione in Cgil. Giudico un errore la scelta fatta dalla Confederazione di disarticolare l’accordo separato sul modello contrattuale a livello di categoria. Mentre la Cgil avrebbe dovuto chiedere la sospensione dell’intesa, il blocco dei licenziamenti e un accordo di transizione. Altrimenti facciamo il ‘Sindacato delle Libertà’ che alla fine rischierà di mettere in dubbio la nostra natura confederale.” “Noi oggi abbiamo l’obiettivo della riconquista del contratto nazionale - conclude Landini - fino ad oggi abbiamo deciso, tutti assieme, che per noi è valido il contratto nazionale, che gli altri accordi non si firmano ed abbiamo aperto una campagna di contrattazione nazionale, mentre era in corso il dibattito congressuale di tutta la Cgil, penso che siamo nella condizione di poter confermare che c’è un’unità negoziale della Fiom, con una scelta molto precisa, che è quella di presentare la piattaforma nel 2011. Oggi è a rischio la democrazia nel Paese e nei posti di lavoro. Dobbiamo agire subito perché, per questa partita, non c’è il secondo tempo”.

Nel suo intervento, il capo della minoranza Fausto Durante ha invece affermato che la strategia assunta dalla Cgil per smontare l’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale è chiara ed è ingeneroso - così come si è registrato in molti interventi - “sostenere che la Cgil furbescamente voglia rientrare in quell’accordo”. Durante rivendica la decisione assunta dalla Fiom di respingere “il ricatto di Confindustria e Federmeccanica e il contratto truffa per i metalmeccanici”. Punto sul quale “l’unità non sarà messa in discussione”. Ma la domanda che pone alla platea congressuale, “la domanda che sento crescere nei luoghi di lavoro”, è cosa farà adesso la Fiom. Secondo il dirigente sindacale, “i ricorsi messi in campo, la raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare, vanno bene ma non sono sufficienti”. Ed è il congresso per Durante a dover indicare “una chiara condotta che dobbiamo assumere sul contratto collettivo nazionale di lavoro”.

“Io considero il no della Fiom all’accordo un pezzo dell’iniziativa e della strategia decisa dalla Cgil per smontare l’accordo separato sul modello contrattuale”, ha affermato nel precisare: “Non ritengo che la Fiom abbia sbagliato così come non ritengo sbagliate le scelte delle altre categorie di rinnovare i contratti rispettando i vincoli decisi dalla Cgil per contrastare l’accordo separato”. Contratti, quelli sottoscritti dalle altre categorie, “con luci e ombre - ha rilevato Durante - come ha riconosciuto Epifani e quando alcune soluzioni non sono apparse sufficienti o adeguate, come per i chimici, la Cgil si è espressa con la chiarezza necessaria”.

Quanto al risultato raggiunto da Durante nella fase congressuale, il segretario nazionale ha lamentato il mancato tentativo di arrivare a una sintesi delle diverse posizioni anche perché, dentro la Fiom, “più di un quarto degli iscritti ha votato il primo documento e il non riconoscere, il non menzionare, il non citare questo dato della realtà, e non farlo fin dall’avvio, rappresenta una volontà chiara - ha concluso -: non pervenire a una sintesi tra noi”.