giovedì 25 febbraio 2010

Perché diffidiamo di quelli che stravincono

La prima giornata del Congresso FIOM di Genova

Intervento di Cremaschi al Congresso provinciale della FIOM di Genova

(ANSA) - GENOVA, 25 FEB - "In Italia vige la politica delle cavallette che sfruttano gli incentivi di Stato e poi se ne vanno quando hanno sfruttato tutto": così Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale della Fiom, concludendo il IX congresso della Fiom-Cgil di Genova. "Sono due o tre giorni che siamo davanti all'ennesimo scandalo finanziario e criminale - ha esordito Cremaschi - è un fenomeno che sta dilagando e fa parte di questa crisi. Se un senatore della Repubblica si fa fotografare con un mafioso, o il parlamento lo manda in galera o è un problema di tutti e smettiamola di dire che la responsabilità è solo della casta politica perché uno dei gangli è il sistema imprenditoriale". 
"Il sistema imprenditoriale è estremamente corrotto" ha aggiunto. "La presidente di Confindustria - ha detto - è l'unica della sua famiglia a non essere indagata". 
Cremaschi non ha risparmiato critiche interne alla Cgil ("il contratto firmato dai chimici della Cgil è peggio di quello che non abbiamo firmato noi della Fiom") e ha concluso "per una piattaforma forte devi avere un sindacato che ci creda".
 
(ANSA).
 
 

mercoledì 24 febbraio 2010

SERGIO MARCHIONNE, IL SOCIALISTA


- di Giorgio Cremaschi -

Alla Fiat, assieme alla crisi si va accumulando un tale concentrato di vergognose sopraffazioni e sfacciate ingiustizie, che non è solo necessaria una forte lotta sociale e politica, ma una vera e propria rivolta morale.

La polizia è intervenuta massicciamente alla Fma di Pratola Serra (Avellino) per far uscire i motori contro il presidio dei lavoratori in cassa integrazione. E' il primo massiccio intervento pubblico nella vertenza. Il primo intervento del governo, dopo le chiacchiere e gli applausi sanremesi del ministro Scajola. Gli unici soldi finora spesi dal governo nella vertenza Fiat sono quelli adoperati per pagare gli straordinari alle centinaia di poliziotti che devono presidiare lo stabilimento campano. Se questo è l'intervento del governo nella crisi, la strategia aziendale si sviluppa in perfetta sintonia con esso.

Possiamo così sintetizzare le scelte imprenditoriali di Sergio Marchionne, dopo che si sono diradati in un anno i fulgori della sua beatificazione. Si chiude dove minimamente non conviene e si aprono gli stabilimenti dove gli stati pagano gran parte dell'investimento e i lavoratori ricevono stipendi incivili. Otto miliardi di dollari sono il finanziamento del governo degli Stati Uniti all'unione Fiat-Chrysler. Quasi due miliardi ha promesso Putin alla Fiat per un nuovo stabilimento in Russia. Quasi altrettanto paga il governo messicano per fare le 500, attualmente costruite in Polonia, dove il costo del lavoro comincia ad essere eccessivo. Cifre minori, ma comunque significative, la Fiat riceverà per riprendere la produzione automobilistica in Serbia.

La Fiat investe dove lo stato paga. A livello mondiale ha accumulato in breve tempo almeno dodici miliardi di dollari di pubblici finanziamenti. Nello stesso tempo, la Fiat accompagna l'inseguimento dell'intervento pubblico con quello per i salari più bassi. Nello stabilimento serbo, ex Zastava, pare che gli operai assunti avranno contratti di pochi mesi e una paga mensile che non raggiungerà i 300 euro. Gli stipendi dei lavoratori messicani del nuovo stabilimento saranno anche più bassi e così pure quelli russi. Si estende così nel gruppo Fiat l'area dei lavoratori pagati con salari da terzo mondo, mentre si riduce l'occupazione pagata con salari occidentali. In Brasile e in Polonia, dove ci sono grandi stabilimenti Fiat, la crescita dei salari di questi anni, 500 euro in Sudamerica, 700 nel paese europeo, ha aperto la via a un brutale attacco ai diritti dei lavoratori.

E d è bene ricordare che quest'attacco alle più elementari libertà sindacali è la premessa di ogni investimento Fiat all'estero. Dall'India alla Turchia, dove i salari sono a livello di quelli serbi. In quel paese la Fiat ha estromesso dalla fabbrica il sindacato democratico e ha costruito un proprio sindacato aziendale giallo. Ovunque nel gruppo si diffondono le pratiche antisindacali, sfruttando al meglio in ogni paese ciò che permette la legge. Così l'azienda si abitua a un regime di gruppo nel quale, alla faccia di tutte le dichiarazioni, i lavoratori vengono spremuti, sfruttati e improvvisamente abbandonati quando si presentano altrove condizioni di miglior sfruttamento. Mentre rinverdisce così i fasti delle peggiori multinazionali, in Italia il gruppo dirigente Fiat affronta la crisi con una sfacciata brutalità di classe.

Sergio Marchionne, in questi giorni, si è aumentato lo stipendio del 40%, passando da 3,4 milioni di euro a 4,8. Altrettanto ha fatto Luca Cordero di Montezemolo, che però guadagna qualche centinaia di migliaia di euro più di Marchionne, perché è anche a capo della Ferrari. Complessivamente il top management dell'azienda si è aumentato gli stipendi da 11 a 19 milioni all'anno. Questo mentre il premio aziendale per gli operai e gli impiegati, nel 2009, è stato tagliato da 1.200 a 600 euro e per il 2010 si annuncia già ridotto fino a 300. La Fiat quest'anno ha perso 800 milioni di euro, come risulta dai bilanci. Ma gli azionisti si sono comunque distribuiti 250 milioni di dividendi. Si prepara la chiusura di Termini Imerese, si annunciano tagli complessivi dell'occupazione, cresce l'incertezza di molti stabilimenti, la cassa integrazione permanente oramai riduce le retribuzioni reali di un lavoratore Fiat a 900 euro netti mensili, ma la famiglia Elkann-Agnelli si distribuisce lauti guadagni.

Insomma, mentre i lavoratori del gruppo, in nome della crisi, pagano costi sociali drammatici, con vite intere che vengono messe in discussione, gli azionisti, Marchionne e Montezemolo, se la sguazzano. E' una vergogna senza precedenti, che dovrebbe suscitare un moto d'indignazione nell'opinione pubblica e che invece, fino ad ora, viene presentata con giustificazioni o assuefazioni. La concreta strategia imprenditoriale di Marchionne è tagliare i posti di lavoro e i salari, inseguire il costo del lavoro più basso e farsi pagare gli investimenti con i soldi pubblici. Il resto sono fumi pubblicitari atti solo a mascherare la realtà.

Un dirigente della sinistra ha dichiarato che, nonostante tutto, considera ancora Marchionne un socialdemocratico. In un certo senso è vero, perché l'amministratore delegato della Fiat, anche se l'azienda va male e i lavoratori perdono il posto, vede la sua paga crescere sempre di più. Marchionne e gli azionisti della Fiat hanno raggiunto quindi il migliore dei socialismi possibili, mentre ai lavoratori del gruppo si applicano le più brutali leggi di mercato.
Davvero in Fiat si gioca un pezzo di ciò che resta della democrazia in questo paese. 

MARCHIONNE SUL TETTO

Agli operai di Termini Imerese, agli operai dell’indotto Fiat, agli operai di Mirafiori, di Pomigliano d’Arco e altri, loro sedi.
Gentili signori. Il consiglio di amministrazione della Fiat ha detto la sua. L’assemblea degli azionisti, convocata per il prossimo 26 marzo, dirà la sua per alzata di mano. In attesa che si dispieghi sul paese cotanta democrazia applicata, approfittiamo dell’occasione per infilarci in un piccolo spiraglio spazio-temporale e diciamo la nostra. Il dottor Sergio Marchionne, forse salito per protesta sul tetto della sua Ferrari, forse soltanto grazie ai suoi superpoteri mesmerici, riceverà dagli azionisti Fiat, tra un mese, un bonus di 1 milione e 343 mila euro. E’ una discreta sommetta, che in tempi di crisi, di cassa integrazione, di chiusura di stabilimenti, farebbe comodo a molti. Potremmo dire qui degli altri premi al top management Fiat (qualche monetina come argent de poche si è trovata anche per Montezemolo, persino per il giovine Elkan). Potremmo dire qui anche del dividendo distribuito agli azionisti (0,17 euro per le ordinarie, 0,31 per le privilegiate, totale 244 milioni). Ma ci scuserete se ci limitiamo al signor Marchionne, che di stipendio prende qualcosa come 3 milioni e 347 mila euro, ma che certo, dovendo pagarsi un bilocale a Detroit per le sue trasferte, accetterà di buon grado questo regalino. Regalo motivato, intendiamoci: ha ottenuto un discreto utile di gestione (1,1 miliardi di euro), che è pari a un quarto dell’indebitamento (4,4 miliardi). Insomma, ha lavorato bene, dicono molti giornali che lo trattano come un salvatore della patria, manco fosse Bertolaso.
Ora, gentili signori, è chiaro che mentre voi salite sui tetti (demagogici!), piangete nei pochi spazi di informazione concessi (noiosi!) e non sapete cosa dire ai vostri bambini (patetici!) c’è chi si suda la pagnotta. Con il suo premio per l’ottimo lavoro svolto, il signor Marchionne potrebbe pagare qualcosa come 1.119 stipendi pieni da metalmeccanico, oppure sollevare un po’ noi contribuenti e staccare 1.918 assegni di cassa integrazione a zero ore. E’ probabile che non lo farà, ma forse è il caso di provare lo stesso a chiederglielo – gentilmente s’intende – in questo mese che ci separa dall’assemblea degli azionisti Fiat. Alla peggio, con quei soldi, potrebbe pagare una pizza alle famiglie dei 30.000 lavoratori della sua azienda in cassa integrazione in questi giorni (appena 44 euro per ognuno, suvvia!). O magari stupire tutti con un lascito in sostegno alle famiglie falcidiate dalla sua azienda. Oppure (stiamo esagerando?) mettere quel milione e 343 mila euro in un fondo di solidarietà per gli operai dell’indotto che non hanno nemmeno la cassa integrazione. O almeno (giochiamo al ribasso) regalare un’automobilina di latta ai figli dei cassintegrati Fiat che hanno avuto un Natale di merda e avranno una Pasqua ancor peggio. E’ chiaro che questo non avverrà, ma noi siamo realisti e chiediamo l’impossibile. Azionisti Fiat, non dateglieli. Dottor Marchionne, non li prenda. Coraggio! Cosa sono un milione e 343 mila euro di fronte a un carico di alcune tonnellate di vergogna? Un po’ di sacrifici, che diamine! I suoi operai non le hanno insegnato niente?

http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201002/editoriale-marchionne-sul-tetto/

Metti il timer alla macchinetta

venerdì 19 febbraio 2010

Congresso CGIL

A Melfi ricomincia la produzione



(Adnkronos) - Dal 10 febbraio riprende la produzione nello stabilimento della Lasme, azienda dell'indotto della Fiat di Melfi, oggetto di una lunga vertenza da parte dei 172 operai. E' quanto emerso in una riunione presso la sede di Confindustria a Potenza dove e' stata presentata l'iniziativa imprenditoriale della Incomes srl che continuera' la produzione dei moduli porta e degli alzacristalli per autovetture a Melfi.
 
Stando a quanto riferito dalle organizzazioni sindacali, la Incomes si e' impegnata ad assumere 82 dipendenti: i primi 33 saranno assunti con contratto indeterminato dal 10 febbraio, altri 17 entro il 7 marzo, ulteriori 15 entro il 12 aprile ed infine 17 lavoratori entro il 30 giugno. Nel caso in cui i volumi produttivi dovessero aumentare, la ditta si e' impegnata ad assumere altri lavoratori sempre dalla platea Lasme. Ai lavoratori riassunti sara' applicato il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici con il mantenimento di tutti gli istituti contrattuali maturati presso la Lasme.
 
''Questa intesa - afferma il segretario provinciale della Uilm, Vincenzo Tortorelli - sancisce il mantenimento del sito produttivo a Melfi, evitando la chiusura dello stabilimento che per la Uilm era l'obiettivo fondamentale e pone le basi per consentire ad altri lavoratori attualmente in cassa integrazione straordinaria di essere gradualmente ricollocati al lavoro''.

giovedì 18 febbraio 2010

1° marzo - Sciopero degli stranieri


La Fiom aderisce all’iniziativa promossa dal “coordinamento nazionale 1° marzo”, in occasione di analoghe mobilitazioni che si svolgeranno in altri paesi europei, contro ogni forma di discriminazione e di negazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori stranieri.
Forme e modalità di partecipazione alle iniziative previste saranno definite dalle organizzazioni territoriali tenendo conto delle diverse situazioni esistenti nel paese.
Fraterni saluti.
La Segreteria nazionale

mercoledì 17 febbraio 2010

Anticipo stipendi aziende in crisi

Volantino sciopero generale del 12 marzo 2010

Un’impresa meccanica su tre pensa a nuovi licenziamenti

Circa il 30 per cento delle imprese metalmeccaniche pensa di dover ricorrere a nuovi licenziamenti nei prossimi mesi, solo il 4 per cento pensa al contrario di incrementare l’occupazione. L’emorragia di posti di lavoro nel settore proseguirà ancora nella prima metà dell’anno, per poi invertire la tendenza a fine 2010. È quanto emerge in sintesi dalla tradizionale indagine sull’industria metalmeccanica italiana condotta da Federmeccanica e presentata oggi (16 febbraio). Il resoconto di un 2009 vissuto in piena recessione non poteva che essere negativo: la produzione è infatti diminuita del 27,1 per cento rispetto all’anno precedente, anche peggio dell’Europa che in media ha perduto il 22 per cento. L’associazione degli imprenditori sottolinea che l’anno scorso il settore ha chiesto all’Inps 480 milioni di ore di cassa integrazione, il che significa un incremento del 480 per cento rispetto al 2008. Negli ultimi mesi dell’anno, poi, si sono registrati valori di poco superiori ai 50 milioni di ore (corrispondenti a oltre 300mila lavoratori) scese leggermente (46 milioni) a gennaio. A pesare sui livelli di produzione è stato soprattutto il crollo verticale delle esportazioni (-23,8 per cento), specie verso i paesi dell’Unione (-28,9).

RIPRESA LENTA. 
“Dalla primavera del 2008 a oggi il settore ha perso il 35 per cento della produzione”, spiega il direttore generale Roberto Santarelli, mentre il vicepresidente dell’associazione, Luciano Miotto, si sofferma sugli scenari a breve termine: “Nel quarto trimestre - ha sottolineato - c’è qualche modestissimo segnale di miglioramento, il fondo della crisi l’abbiamo raggiunto e stiamo risalendo, ma la ripresa è lenta”. La recessione intanto si riflette anche sui livelli occupazionali con un calo a novembre rispetto allo stesso mese del 2008 del 3,7 per cento. Per il 2010, ha precisato Miotto “l’aspettativa è che la produzione riprenda, ma questo non ha un effetto immediato sull’occupazione e la situazione occupazionale continuerà a peggiorare nel primo e nel secondo trimestre. Dovremmo avere un’inversione di tendenza, tanto che a fine anno dovremo avere un numero positivo ma a monte ci deve essere un aumento della produzione”.

CONSUMATORI: ENNESIMA BATOSTA. “Dopo i dati drammatici di ieri sulle esportazioni con un calo di oltre il 20 per cento, oggi giunge l’ennesima batosta da Federmeccanica”. Lo affermano in una nota congiunta il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, ed il suo omologo dell’Adusbef, Elio Lannutti, sottolineando “la lunghissima serie di dati che delineano una situazione drammatica”. Le due associazioni chiedono risposte concrete al governo: “È ora di agire a sostegno delle famiglie, rilanciando la domanda di mercato attraverso la detassazione per il reddito fisso da lavoro e da pensione, per almeno 1.200 euro annui e attuando un blocco delle tariffe per il 2010”.





da Rassegna.it

domenica 7 febbraio 2010

I mandarini e le olive non cadono dal cielo

Quello che segue è il comunicato dei lavoratori immigrati di Rosarno che stanno a Roma e che domenica 31 gennaio si sono riuniti in assemblea alla Snia.



"I mandarini e le olive non cadono dal cielo".
In data 31 gennaio 2010 ci siamo riuniti per costituire l´Assemblea dei lavoratori Africani di Rosarno a Roma.
Siamo i lavoratori che sono stati obbligati a lasciare Rosarno dopo aver rivendicato i nostri diritti. Lavoravamo in condizioni disumane.
Vivevamo in fabbriche abbandonate, senza acqua né elettricità. Il nostro lavoro era sottopagato.
Lasciavamo I luoghi dove dormivamo ogni mattina alle 6.00 per rientrarci solo la sera alle 20.00 per 25 euro che non finivano nemmeno tutti nelle nostre tasche.
A volte non riuscivamo nemmeno, dopo una giornata di duro lavoro, a farci pagare. Ritornavamo con le mani vuote e il corpo piegato dalla fatica.
Eravamo, da molti anni, oggetto di discriminazione, sfruttamento e minacce di tutti i generi.
Eravamo sfruttati di giorno e cacciati, di notte, dai figli dei nostri sfruttatori.
Eravamo bastonati, minacciati, braccati come le bestie...prelevati, qualcuno è sparito per sempre.
Ci hanno sparato addosso, per gioco o per l´interesse di qualcuno. Abbiamo continuato a lavorare.
Con il tempo eravamo divenuti facili bersagli. Non ne potevamo più.
Coloro che non erano feriti da proiettili, erano feriti nella loro dignità umana, nel loro orgoglio di esseri umani.
Non potevamo più attendere un aiuto che non sarebbe mai arrivato perché siamo invisibili, non esistiamo per le autorità di questo paese.
Ci siamo fatti vedere, siamo scesi per strada per gridare la nostra esistenza.
La gente non voleva vederci. Come può manifestare qualcuno che non esiste?
Le autorità e le forze dell´ordine sono arrivate e ci hanno deportati dalla città perché non eravamo più al sicuro. Gli abitanti di Rosarno si sono messi a darci la caccia, a linciarci, questa volta organizzati in vere e proprie squadre di caccia all´uomo.
Siamo stati rinchiusi nei centri di detenzione per immigrati. Molti di noi ci sono ancora, altri sono tornati in Africa, altri sono sparpagliati nelle città del Sud.
Noi siamo a Roma. Oggi ci ritroviamo senza lavoro, senza un posto dove dormire, senza I nostri bagagli e con i salari ancora non pagati nelle mani dei nostri sfruttatori. Noi diciamo di essere degli attori della vita economica di questo paese, le cui autorità non vogliono né vederci né ascoltarci. I mandarini, le olive, le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono.
Eravamo riusciti a trovare un lavoro che abbiamo perduto semplicemente perché abbiamo domandato di essere trattati come esseri umani. Non siamo venuti in Italia per fare i turisti. Il nostro lavoro e il nostro sudore serve all´Italia come serve alle nostre famiglie che hanno riposto in noi molte speranze.
Domandiamo alle autorità di questo paese di incontrarci e di ascoltare le nostre richieste: domandiamo che il permesso di soggiorno concesso per motive umanitari agli 11 africani feriti a Rosarno, sia accordato anche a tutti noi, vittime dello sfruttamento e della nostra condizione irregolare che ci ha lasciato
senza lavoro, abbandonati e dimenticati per strada.
Vogliamo che il governo di questo paese si assuma le sue responsabilità e ci garantisca la possibilità di lavorare con dignità.

L´Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma 

sabato 6 febbraio 2010

Una nuova avventura nel disastro del nucleare è alle porte.

L'illusione che la minaccia nucleare fosse stata scongiurata dalle lotte degli anni '70/'80 si è infranta di fronte alle brame di profitto e di iperproduzione energetica che lo Stato italiano spaccia come necessità e interesse strategico per il rilancio dell'economia del Paese.
 
L'assurdità, la pericolosità, l'incremento di nocività che tale progetto comporta sono note a tutti: radiazioni, scorie, incidenti, inquinamento e ulteriore militarizzazione della società. E nessuna menzogna del potere e degli interessi industriali potranno nasconderlo.
 
Ci raccontano che il nucleare è il mezzo necessario per far fronte al fabbisogno energetico del Paese e che le tecnologie di nuova generazione sono economiche, ecologiche e sicure.
 
Sistematicamente nascondono che:
 
  i costi per la costruzione delle centrali ricadrebbero ovviamente
sulle spalle della popolazione (si parla di cifre intorno agli 80
miliardi di euro per sopperire a meno del 20% del fabbisogno
energetico del Paese);
 
  l’enorme dispersione energetica dei reattori nucleari li rende
sostanzialmente privi di convenienza (i costi energetici di
mantenimento sarebbero maggiori dei benefici);
 
  il loro funzionamento comporta un enorme dispendio di risorse
idriche (e ciò proprio mentre si apprestano a privatizzare l’acqua
e all’orizzonte ci attendono guerre per l’oro blu);
 
  il devastante impatto ecologico delle centrali riguarda la loro
produzione, il reperimento dell’uranio, il necessario rilascio
periodico di radiazioni, lo smaltimento delle scorie (il cui tempo di
decadimento raggiunge i 250 mila anni);
 
  anche i reattori di ultima generazione sono ad alto rischio
d’incidente (l’attività principale dei tecnici nelle centrali
riguarda infatti l’ordinaria gestione degli incidenti);
 
  il nucleare è strettamente connesso alla tecnologia bellica (non
si dimentichi che è stato inventato per fabbricare bombe e non per
  produrre energia);
 
  il nucleare implica un modello di società sempre più
  militarizzata (infatti i siti, essendo dichiarati d’interesse
  nazionale, saranno presidiati dall’esercito);
 
  la scelta del nucleare è irreversibile (non solo per il problema
delle scorie e per la durata degli effetti delle radiazioni, ma anche
perché un reattore, una volta attivato, non può più essere spento)
 
  la segretezza dei siti da destinare alle centrali nucleari
  corrisponde alla classica imposizione dall’alto che in nessun modo
tiene conto della popolazione.
 
Altri contrapporranno le energie alternative al nucleare, senza mettere in questione le cause del continuo incremento delle richieste di energia.
 
A noi non interessa proporre alternative per il funzionamento di questo mondo.
 
Riteniamo piuttosto necessario immaginare un’alternativa a questo mondo e alla sua immane produzione di nocività.
 
  *UNA VOLTA PER TUTTE***
 
contro il nucleare e il mondo che lo produce
 

giovedì 4 febbraio 2010

ATTACCO DEVASTANTE Ai lavoratori: approvato alla Camera il "collegato": con esso il CCNL non più senso!


Un attacco devastante ai diritti dei lavoratori

Approvata dalla Camera la Proposta di Legge “Collegato Lavoro” ora passa al Senato

Coi contratti "individuali cerificati" non avrebbe più senso il CCNL

Il Disegno di Legge “Collegato Lavoro” garantisce nuove tutele per le aziende ai danni dei lavoratori: più difficile vincere cause di lavoro, impugnare licenziamenti ingiusti, ottenere giusti risarcimenti. Particolarmente garantite le aziende che fanno ricorso massiccio allo sfruttamento del lavoro precario.

Diventerebbe legge la possibilità di derogare ai CCNL, “certificando”, tramite commissioni, i contratti individuali contenenti clausole peggiorative: viene limitata la giurisdizione del giudice e si incentiva il ricorso all’arbitrato.

Certificazione dei contratti e arbitrato: vi è la possibilità di assumere lavoratori con il ricatto di sottoscrivere un contratto individuale “certificato”, dove si certifica la “libera volontà” del lavoratore di accettare deroghe peggiorative a norme di legge e di contratto collettivo, e dove il lavoratore rinuncia preventivamente, in caso di controversia o licenziamento, ad andare davanti al magistrato (rinunciando alla piena tutela delle leggi): in questo caso, il giudice viene sostituito da un collegio arbitrale che può decidere a prescindere dalle leggi e dai contratti collettivi; massima discrezionalità, da parte del collegio arbitrale, nei casi di vertenza per i lavoratori assunti con contratti precari e atipici (determinati, cocopro ecc…).

Processo del lavoro: il giudice non può entrare nel merito delle scelte organizzative e produttive poste dal datore di lavoro, non può più contestare la sostanza, le ragioni più o meno giuste delle scelte dell’azienda, ma deve limitarsi alla verifica dei requisiti formali delle azioni aziendali: questo limite si rafforza soprattutto nei casi di contratti di lavoro “certificati”, dove in giudice non può contestare le deroghe peggiorative contenute negli accordi individuali; abolito l’obbligo del tentativo di conciliazione prima del ricorso al giudice.

Licenziamenti: il giudice, nelle cause di licenziamento, deve “tener conto” di quanto stabilito nei contratti individuali e collettivi come motivi di licenziamento per “giusta causa” o “giustificato motivo”, deve considerare, più che il diritto, la situazione dell’azienda, la situazione del mercato del lavoro, il comportamento del lavoratore negli anni, ecc; tramite i contratti “certificati” si possono certificare e rendere legali motivi aggiuntivi (non previsti dalla legge e dai contratti collettivi) per licenziare liberamente il lavoratore.

Impugnazione dei licenziamenti: per i licenziamenti invalidi o inefficaci, per i contratti a tempo determinato, contratti cococo e a progetto, per i lavoratori coinvolti nei trasferimenti di ramo d’azienda, per i lavoratori che contestano forme di intermediazione del rapporto di lavoro (appalti e somministrazione), a tutti questi è introdotta, per i tempi dell’impugnazione, la prescrizione di 60 giorni a cui deve seguire, pena nullità dell’impugnazione, il ricorso o la richiesta di conciliazione entro i successivi 180 giorni. La nuova procedura ha effetto retroattivo.

Risarcimento per lavoratori a termine irregolari: nei casi di conversione del contratto a tempo determinato, il risarcimento onnicomprensivo è limitato tra 2,5 e 12 mensilità, il risarcimento può essere ridotto alla metà se nel CCNL di riferimento è prevista una qualsivoglia procedura o graduatoria di stabilizzazione. La norma ha effetto retroattivo.

Risarcimento per i contratti di collaborazione irregolari: il datore di lavoro che, entro il 30.09.2008, abbia fatto una qualsiasi offerta di assunzione al lavoratore in collaborazione, è tenuto unicamente a un indennizzo limitato tra 2,5 e 6 mensilità.

Attività usuranti: per salvaguardare i “conti pubblici” si introduce tra gli aventi diritto una ulteriore selezione per l’accesso alla pensione dei lavoratori esposti ad attività usuranti (graduatoria in base ai contributi versati).

Riforma degli ammortizzatori sociali: già “pagata” con l’ultima contro-riforma previdenziale, il tempo concesso al Governo, per attuare la riforma, slitta di 24 mesi.

Riordino enti previdenziali: delega al Governo per semplificare, snellire gli enti previdenziali, con un rafforzamento delle competenze dei Ministeri del Lavoro e della Sanità sugli stessi enti.

Riordino della normativa sui congedi e permessi di lavoro: a costo zero si prevede una stretta sulle norme che regolano la materia, compresi i premessi per handicap già in parte resi operativi.

Mobilità ed esuberi dei dipendenti pubblici: le procedure di messa in mobilità e di esubero dei dipendenti pubblici si estendono anche nei casi di trasferimento delle competenze dalla Stato agli enti locali o in caso di esternalizzazione dei servizi.

Part time per i dipendenti pubblici: le amministrazioni possono revocare la concessione della trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale già adottati.

Aspettativa per i dipendenti pubblici: a richiesta possono essere collocati in aspettativa, senza assegni e senza decorrenza dell'anzianità di servizio, per un periodo massimo di dodici mesi, ora anche per avviare attività professionali e imprenditoriali.

Apprendistato: l’obbligo scolastico può essere assolto lavorando, già dall’età di 15 anni, con contratti di apprendistato.

Assenze per malattia: obbligo di trasmissione telematica e di rilascio del certificato di malattia esclusivamente dal medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale (è esplicitamente previsto il licenziamento se la mancanza è reiterata).

Lavoro interinale: estensione dei soggetti autorizzati all’attività di intermediazione di mano d’opera: associazioni, enti bilaterali, e anche gestori di siti internet.

Contratti di prestazione occasionale: estensione dei mini cococo per i servizi di “badantato” per 240 ore all’anno solare.

Sanzioni: modifica delle sanzioni previste per il lavoro in nero, sulle infrazioni sull’orario di lavoro, previste deroghe contrattuali a livello territoriale e aziendale.

Insieme alla norme già approvate in Finanziaria (Legge 191/2009) che hanno reintrodotto il lavoro in affitto a tempo indeterminato (staff leasing) ed esteso l’utilizzo dei “buoni lavoro”, siamo di fronte al peggior attacco di diritti dei lavoratori dopo il “Pacchetto Treu” e la Legge 30: non possiamo stare a guiardeare! occorre lottare ovunque per la proclamazione dello lo stato di agitazione e di mobilitazione generale.

... qualcosa sullo spostamento della Lames

Analisi della situazione occupazionale nel Tigulllio

mercoledì 3 febbraio 2010

Comunicato adesione allo sciopero a Termini Imerese



Masini (Fiom): “Buona adesione dei lavoratori allo sciopero di oggi. L’annunciata chiusura di Temini Imerese mostra che esiste un problema per il futuro industriale del Gruppo in Italia”

Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom-Cgil, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“L’incantesimo si è rotto. La buona adesione che ha avuto oggi lo sciopero dei lavoratori del gruppo Fiat e, in particolare, la forte partecipazione che ad esso hanno dato i lavoratori più giovani negli stabilimenti in cui sono presenti in misura significativa, ci dice che i dipendenti del Gruppo hanno compreso che all’immagine positiva che circonda oggi il management Fiat non corrisponde necessariamente una realtà altrettanto positiva per il futuro industriale del Gruppo in Italia.”
“In particolare, i lavoratori del gruppo Fiat hanno compreso che l’annunciata chiusura dello stabilimento di Termini Imerese non è solo un fatto di per se gravissimo per ciò che comporta per i loro compagni ivi occupati. Essi hanno compreso che tale annuncio mostra che esiste un problema che riguarda per intero il futuro della presenza del gruppo Fiat in Italia e, con ciò, il futuro dell’Italia come grande Paese industriale.”
 
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
 
Roma, 3 febbraio 2010