E se il problema dell’Italia, delle sue difficoltà che la fanno annaspare non fossero le resistenze frapposte dalla Fiom all’editto Marchionne, ma la Confindustria e la sua incapacità ad indicare una linea di sviluppo e di produzione di profitti che non sia quella dell’assistenzialismo e dei bassi salari?
La Confindustria tedesca credo che abbia molto da insegnare ai sempre più lividi portavoce degli industriali italiani. L’industria tedesca regge con salari quasi doppi di quelli italiani. L’economia generale del Paese è armoniosa ed i negozi non sono deserti come avviene da noi dove la gente non ha più soldi da spendere oltre quelli necessari alla mera sopravvivenza.
I sindacati tedeschi assolvono ad un ruolo di responsabilità con la pratica della codecisione.
Ma i loro lavoratori non sono disperati e ridotti alla fame come quelli iscritti ai sindacati italiani di Bonanni, Angeletti chei tengono i salari fermi e cedono consistenti quote di diritti e di welfare ogni volta che si incontrano con Governo ed Imprenditori. La codecisione tedesca in Italia si traduce in una mera presa d’atto delle decisioni unilaterali delle imprese.
Mettete in fila le dichiarazioni della Marcegaglia ed i documenti di Confindustria degli ultimi venti anni. Un piagnucolio senza fine per chiedere soldi, soldi, soldi (di quelli buoni diceva la Marcegaglia). La Marcegaglia che oramai sfiora la volgarità con la brutalità e le bassezze delle sue accuse verso i lavoratori con accenti sempre più queruli ed isterici chiede favori fiscali per le imprese, sempre meno welfare e sopratutto la riduzione al silenzio dei sindacati di lavoratori che ancora si ostinano a essere tali.
Tutto quello che ha ottenuto non basta mai. Vuole ancora di più, sempre di più. L’ideale è portare il lavoratore italiano allo stesso livello di quello polacco o, meglio, di quello tunisimo. Azzerare quasi il costo della manodopera anche se questo incide sempre di meno sui costi di produzione anche nella industria manifatturiera. Azzerare la spesa sociale dello Stato. La scuola italiana sta per essere ridotta in maceria dalla drastica cura dimagrante della Gelmini. Una scuola al livello della peggiore scuola pubblica delle periferie americane con programmi sempre più dequalificati.
Ora l’abbattimento dei salari già ultimi tra i paesi OCSE non basta più. Tremonti propone anche di evitare i costi per la sicurezza del lavoro. La difettosa ed insufficiente legge italiana gli sembra “un lusso” e pensa di mettere le mani sull’Inail e sull’INPS magari per sfasciarli privatizzandoli. Sembra attirato dalla buona salute finanziaria di cui godono due istituzioni importanti del welfare italiano.
Marchionne si è unito ai pellegrini che ogni anno si recano a Rimini al “famoso” meeting di Comunione e Liberazione una organizzazione che in Italia svolge il ruolo di certe associazioni fondamentaliste della destra statunitense che gli italiani conoscono per le sue intolleranti convinzioni neocon e non per quella che è: un enorme parassita che ha creato un impero economico con appalti si servizi e forniture dalla pubblica amministrazione, con la cosidetta sussidiarietà, i bassissimi salari che corrisponde alle persone che lavorano alle sue dipendenze. Ogni anno l’appuntamento al meeting di CL, come la relazione del governatore della banca d’Utalia, come il Convegno di Cernobbio, scandisce il calendario politico. Gli Oligarchi della politica italiana smaniano per un invito che viene accordato soltanto a coloro che si distinguono nella lotta contro la classe lavoratrice e la sinistra.
Sarebbe opportuna un approfondimento di CL un esame dei bilanci della Compagnia delle Opere, e magari scopriremmo quanto è bello, quanto è redditizio e facile, gridare contro lo statalismo e profittare a piene mani delle sue risorse.
L’idea di usare la globalizzazione per ridurre l’Italia al livello dell’Egitto o della Polonia di oggi rottamando i diritti delle persone, distruggendo la scuola e la sanità, svendendo il patrimonio dello Stato ai privati ha fatto in Italia troppo strada. L’idea di considerare la lotta di classe un reperto del passato è autolesionistica. Ill conflitto sociale è l’unico regolatore bilaterale o multilaterale dei rapporti interni alla società. La dialettica del conflitto sociale produce progresso. Stimola le imprese verso le innovazioni. Quando le imprese risolvono i problemi riducendo i salari o i diritti invecchiano e vengono superate e diventano presto fuori mercato. La fiat, scaricando da sempre sui salari e sullo Stato le sue difficoltà, produce auto poco competitive e meno buone e solide di quelle della concorrenza. Perde quota e deve produrre in Serbia per competere con coloro che producono auto in Germania o in Francia pagando alti salari e rispettando contratti e leggi sociali che Marchionne vorrebbe stracciare.
Nessun commento:
Posta un commento