sabato 17 aprile 2010

Fiom: Cremaschi, presentiamo nostra piattaforma

MONTESILVANO (PESCARA) - “A Epifani vorrei dire che non c’è nell’intera storia della Cgil l’idea che il sindacato esiste se fa accordi. Per noi il sindacato esiste se fa giustizia. Del resto, della Fiom tutto si può dire meno che sia un sindacato che non fa accordi. In questo periodo di crisi ne stiamo facendo molti: contro la chiusura degli impianti, su cassa integrazione ordinaria e straordinaria, sui contratti di solidarietà, sull’utilizzo di corsi di formazione e, quando possibile, dei veri e propri accordi di secondo livello”. Sono le parole di Giorgio Cremaschi, segretario nazionale delle tute blu Cgil, al 25° congresso nazionale dell’organizzazione in corso a Montesilvano. “Nella sua relazione introduttiva, Rinaldini ha fatto una analisi molto preoccupata e, vorrei dire, molto preoccupante della situazione della crisi in Italia e nel mondo e della deriva a destra in atto nel nostro paese. Se lo ha fatto non è certo per ragioni congressuali, ma perché preoccupante è effettivamente la situazione in cui dobbiamo oggi agire”.

“Per noi - ha proseguito Cremaschi -, il problema dei problemi è che non abbiamo il contratto. Ciò non dipende da noi, ma dalla Confindustria di Marcegaglia e Bombassei che hanno voluto imporre alla categoria, attraverso Federmeccanica, un accordo separato. E questo perché la crisi è considerata dalla parte peggiore del nostro Paese un’occasione per regolare i propri conti con il mondo del lavoro, la democrazia e la Costituzione”.

E ancora: “L’oggetto della nostra discussione è proprio questo. Cosa fa la Cgil per fronteggiare questa situazione? Da questo punto di vista, dico sinceramente che ho trovato deludenti le parole pronunciate ieri qui da Epifani. Infatti mi chiedo: come farà la Cgil a costruire un nuovo modello contrattuale? Con quale forza lo farà? Se non ci riescono i metalmeccanici chi potrà riuscirci?”.

Secondo Cremaschi, “il punto è che per noi democrazia sindacale e unità sindacale sono due facce della stessa medaglia. I metalmeccanici sono stati la categoria più unitaria. Nella nostra storia l’unità sindacale non era un fatto di vertice, ma era basata sull’unità dei lavoratori. Ed è tutt’ora vero che l’unità è una cosa importante per i lavoratori se vedono in essa uno strumento che accresce il loro potere e non un mezzo attraverso il quale viene tolto loro potere”.

Poi le conclusioni: “Il segretario generale della Fim ci ha detto che si augura un libero confronto con noi su diversi modelli sindacali. Ma nella situazione attuale, nel nostro paese, non c’è una libera competizione tra diversi modelli sindacali. E ciò perché il governo e la Confindustria vogliono imporci il loro modello e cancellarci. E ciò ancora perché dietro il nostro modello sindacale c’è un modello di società non compatibile con quello condiviso da Berlusconi e Bombassei e con cui Cisl e Uil sono d’accordo. Il nostro obiettivo è quello di riconquistare un nuovo modello contrattuale e per provare a raggiungerlo dobbiamo fare la cosa più semplice: presentare ai lavoratori una nostra piattaforma. È una scelta difficile. Davanti a noi abbiamo una lunga marcia”. 

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