I metalmeccanici chiudono il congresso e si preparano alla battaglia del 2011, quando scatterà il rinnovo del contratto in regime di accordo separato. Rinaldini: posizioni diverse ma uniti contro l’intesa di un anno fa
di P.A., A.P., G.S.
Si sono registrate posizioni diverse sul “merito” delle questioni di natura sindacale ma rimane forte l’unità negoziale della Fiom che determina l’unità stessa dell’organizzazione e la gestione unitaria. E’ il segretario generale uscente - ma riproposto dalla segreteria nazionale della Cgil - della Fiom, Gianni Rinaldini, a fare sintesi nel corso del suo intervento conclusivo al XXV Congresso nazionale della categoria dei metalmeccanici, dopo tre giorni di dibattito.
Speciale Congresso
Nel rapporto con la Confederazione, anche alla luce dell’intervento di ieri di Epifani, rimangono strutturali differenze sulla contrattazione e sull’idea che la Cgil abbia o meno una strategia di contrasto all’accordo separato. Ragioni per le quali per Rinaldini si è arrivati alla formulazione di due mozioni contrapposte con quest’ultimo firmatario della mozione di minoranza. Il leader della Fiom ha chiesto “un ripensamento dell’azione per capire dove andare” e chiarezza da parte della Cgil sui temi della democrazia, tema sul quale la categoria si sta mobilitando con la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare su questi temi.
Ma ovviamente al centro delle differenze rimane il modello contrattuale e la strategia di contrasto messa in campo a livello confederale.” Di fronte a un accordo sul sistema contrattuale separato - ha detto Rinaldini -, mai registrato nell’intera storia repubblicana del nostro paese, il tipo di mobilitazione non è stato all’altezza della dimensione della partita che stiamo giocando”. La previsione di Rinaldini, condivisa dalla platea, è che nel 2011, l’anno in cui scadrà il contatto dei metalmeccanici ante accordo separato, tutta la vicenda contrattuale graverà sulle spalle della vertenza dei metalmeccanici in attesa del 2013, l’anno in cui scadrà il periodo di prova della riforma contrattuale. Per questo le iniziative messe in campo dalla Fiom devono cominciare a guardare da subito a quella data non limitandosi al solo referendum sulla piattaforma per il rinnovo contrattuale ma costruendo quest’ultima insieme ai lavoratori stessi. Uno stare in campo quello della Fiom perché la partita sul modello contrattuale non entrerà nel vivo nel 2013 ma è adesso, a cominciare dal prossimo mese - così come ha annunciato il ministro del Lavoro - con lo “scardinamento dei diritti del lavoro con la presentazione dello Statuto dei Lavori”. Quindi ancora una volta “no alla logica della riduzione del danno” ma al lavoro e alla lotta perché “conflitto e democrazia non sono cose contrapposte”. Grandi applausi per un commosso Rinaldini, giunto al suo ultimo congresso come leader della Fiom.
La Fiom ha chiuso divisa il suo congresso. Nonostante vari tentativi di ricucitura e nonostante l’intervento di Epifani. Alla fine, dopo una notte concitata di riunioni, incontri, telefonate incrociate, sono stati presentati due documenti: uno della maggioranza che fa capo al segretario Gianni Rinaldini e uno presentato da Fausto Durante, capofila della minoranza epifaniana interna alla Fiom, un’area che, a partire dal congresso del 2004, è cresciuta in modo consistente (dal 18 al 27%). Su 749 aventi diritto al voto, hanno preso parte alla votazione 694 delegati. Il documento presentato da Rinaldini ha riportato 458 voti. Il documento presentato da Durante ha riportato 236 voti. Per l’elezione del Comitato centrale alla fine le due aree hanno trovato l’accordo sulla presentazione di una lista unica che si basa sugli equilibri politici che si sono determinati. Dal punto di vista confederale, rimane dunque tutto aperto il problema della mediazione rinviato al congresso nazionale della Cgil.
Il dibattito della giornata
“Mi chiedo come possiamo ricostruire l’unità sindacale senza la democrazia. Perché l’unità è un dritto delle lavoratrici e dei lavoratori, non di Cgil, Cisl e Uil”. Dal palco del congresso nazionale Fiom Cgil di Montesilvano (PS), il segretario nazionale Maurizio Landini lancia un appello ad agire subito per “riconquistare subito il contratto nazionale, senza attendere la verifica del 2013”. Secondo Landini, è la democrazia il terreno su cui bisogna ricostruire un’unità sindacale che parta dai lavoratori, i quali “devono potersi sentire cittadini anche in fabbrica”. “I diritti che oggi sono messi in discussione ha continuato il dirigente sindacale - sono diritti conquistati con la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori, anche a costo della loro vita”. Landini fa l’esempio dello Statuto dei Lavoratori, che “è stato prima conquistato nelle fabbriche, poi è diventato legge in Parlamento”.
“L’attacco ai diritti che vediamo perpetrarsi in queste settimane – ricorda il sindacalista - era già scritto nel Libro Bianco di Maroni del 2001. Il tentativo di modificare l’articolo 18 è stato bloccato grazie all’opposizione della Cgil e della Fiom”. Oggi, invece, secondo Landini, “si parla solo di ricorso alla Corte Costituzionale: noto una leggera differenza di strategia”. Il problema, quindi, non è “cosa faremo nel 2013, quando ci sarà la verifica del modello contrattuale separato”, ma cosa fa il sindacato oggi “per riconquistare il contratto nazionale. La contrattazione o è una mediazione di interessi, o non è. Oggi rischia di essere solo un’adesione alle posizioni degli altri.” Tutta la Cgil, spiega Landini, dovrebbe saper mettere al centro del dibattito un disegno industriale che guardi ad un nuovo modello di sviluppo e che sappia affrontare la questione della ridistribuzione dei redditi, “siamo davanti - dice Landini - al fatto che tutta la Cgil si dovrebbe porre il problema di pensare non semplicemente alla difesa di quello che oggi c’è, ma agire per mettere in campo un’idea diversa di cambiamento ripartendo dal basso e dal concetto di responsabilità sociale”.
Da qui, l’iniziativa di legge popolare sulla democrazia e sulla rappresentanza. “Guardando alla nostra organizzazione – afferma - giudico un elemento di responsabilità trovare una posizione unitaria sulla contrattazione, con l’obiettivo che porti un contributo alla discussione in Cgil. Giudico un errore la scelta fatta dalla Confederazione di disarticolare l’accordo separato sul modello contrattuale a livello di categoria. Mentre la Cgil avrebbe dovuto chiedere la sospensione dell’intesa, il blocco dei licenziamenti e un accordo di transizione. Altrimenti facciamo il ‘Sindacato delle Libertà’ che alla fine rischierà di mettere in dubbio la nostra natura confederale.” “Noi oggi abbiamo l’obiettivo della riconquista del contratto nazionale - conclude Landini - fino ad oggi abbiamo deciso, tutti assieme, che per noi è valido il contratto nazionale, che gli altri accordi non si firmano ed abbiamo aperto una campagna di contrattazione nazionale, mentre era in corso il dibattito congressuale di tutta la Cgil, penso che siamo nella condizione di poter confermare che c’è un’unità negoziale della Fiom, con una scelta molto precisa, che è quella di presentare la piattaforma nel 2011. Oggi è a rischio la democrazia nel Paese e nei posti di lavoro. Dobbiamo agire subito perché, per questa partita, non c’è il secondo tempo”.
Nel suo intervento, il capo della minoranza Fausto Durante ha invece affermato che la strategia assunta dalla Cgil per smontare l’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale è chiara ed è ingeneroso - così come si è registrato in molti interventi - “sostenere che la Cgil furbescamente voglia rientrare in quell’accordo”. Durante rivendica la decisione assunta dalla Fiom di respingere “il ricatto di Confindustria e Federmeccanica e il contratto truffa per i metalmeccanici”. Punto sul quale “l’unità non sarà messa in discussione”. Ma la domanda che pone alla platea congressuale, “la domanda che sento crescere nei luoghi di lavoro”, è cosa farà adesso la Fiom. Secondo il dirigente sindacale, “i ricorsi messi in campo, la raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare, vanno bene ma non sono sufficienti”. Ed è il congresso per Durante a dover indicare “una chiara condotta che dobbiamo assumere sul contratto collettivo nazionale di lavoro”.
“Io considero il no della Fiom all’accordo un pezzo dell’iniziativa e della strategia decisa dalla Cgil per smontare l’accordo separato sul modello contrattuale”, ha affermato nel precisare: “Non ritengo che la Fiom abbia sbagliato così come non ritengo sbagliate le scelte delle altre categorie di rinnovare i contratti rispettando i vincoli decisi dalla Cgil per contrastare l’accordo separato”. Contratti, quelli sottoscritti dalle altre categorie, “con luci e ombre - ha rilevato Durante - come ha riconosciuto Epifani e quando alcune soluzioni non sono apparse sufficienti o adeguate, come per i chimici, la Cgil si è espressa con la chiarezza necessaria”.
Quanto al risultato raggiunto da Durante nella fase congressuale, il segretario nazionale ha lamentato il mancato tentativo di arrivare a una sintesi delle diverse posizioni anche perché, dentro la Fiom, “più di un quarto degli iscritti ha votato il primo documento e il non riconoscere, il non menzionare, il non citare questo dato della realtà, e non farlo fin dall’avvio, rappresenta una volontà chiara - ha concluso -: non pervenire a una sintesi tra noi”.
Speciale Congresso
Nel rapporto con la Confederazione, anche alla luce dell’intervento di ieri di Epifani, rimangono strutturali differenze sulla contrattazione e sull’idea che la Cgil abbia o meno una strategia di contrasto all’accordo separato. Ragioni per le quali per Rinaldini si è arrivati alla formulazione di due mozioni contrapposte con quest’ultimo firmatario della mozione di minoranza. Il leader della Fiom ha chiesto “un ripensamento dell’azione per capire dove andare” e chiarezza da parte della Cgil sui temi della democrazia, tema sul quale la categoria si sta mobilitando con la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare su questi temi.
Ma ovviamente al centro delle differenze rimane il modello contrattuale e la strategia di contrasto messa in campo a livello confederale.” Di fronte a un accordo sul sistema contrattuale separato - ha detto Rinaldini -, mai registrato nell’intera storia repubblicana del nostro paese, il tipo di mobilitazione non è stato all’altezza della dimensione della partita che stiamo giocando”. La previsione di Rinaldini, condivisa dalla platea, è che nel 2011, l’anno in cui scadrà il contatto dei metalmeccanici ante accordo separato, tutta la vicenda contrattuale graverà sulle spalle della vertenza dei metalmeccanici in attesa del 2013, l’anno in cui scadrà il periodo di prova della riforma contrattuale. Per questo le iniziative messe in campo dalla Fiom devono cominciare a guardare da subito a quella data non limitandosi al solo referendum sulla piattaforma per il rinnovo contrattuale ma costruendo quest’ultima insieme ai lavoratori stessi. Uno stare in campo quello della Fiom perché la partita sul modello contrattuale non entrerà nel vivo nel 2013 ma è adesso, a cominciare dal prossimo mese - così come ha annunciato il ministro del Lavoro - con lo “scardinamento dei diritti del lavoro con la presentazione dello Statuto dei Lavori”. Quindi ancora una volta “no alla logica della riduzione del danno” ma al lavoro e alla lotta perché “conflitto e democrazia non sono cose contrapposte”. Grandi applausi per un commosso Rinaldini, giunto al suo ultimo congresso come leader della Fiom.
La Fiom ha chiuso divisa il suo congresso. Nonostante vari tentativi di ricucitura e nonostante l’intervento di Epifani. Alla fine, dopo una notte concitata di riunioni, incontri, telefonate incrociate, sono stati presentati due documenti: uno della maggioranza che fa capo al segretario Gianni Rinaldini e uno presentato da Fausto Durante, capofila della minoranza epifaniana interna alla Fiom, un’area che, a partire dal congresso del 2004, è cresciuta in modo consistente (dal 18 al 27%). Su 749 aventi diritto al voto, hanno preso parte alla votazione 694 delegati. Il documento presentato da Rinaldini ha riportato 458 voti. Il documento presentato da Durante ha riportato 236 voti. Per l’elezione del Comitato centrale alla fine le due aree hanno trovato l’accordo sulla presentazione di una lista unica che si basa sugli equilibri politici che si sono determinati. Dal punto di vista confederale, rimane dunque tutto aperto il problema della mediazione rinviato al congresso nazionale della Cgil.
Il dibattito della giornata
“Mi chiedo come possiamo ricostruire l’unità sindacale senza la democrazia. Perché l’unità è un dritto delle lavoratrici e dei lavoratori, non di Cgil, Cisl e Uil”. Dal palco del congresso nazionale Fiom Cgil di Montesilvano (PS), il segretario nazionale Maurizio Landini lancia un appello ad agire subito per “riconquistare subito il contratto nazionale, senza attendere la verifica del 2013”. Secondo Landini, è la democrazia il terreno su cui bisogna ricostruire un’unità sindacale che parta dai lavoratori, i quali “devono potersi sentire cittadini anche in fabbrica”. “I diritti che oggi sono messi in discussione ha continuato il dirigente sindacale - sono diritti conquistati con la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori, anche a costo della loro vita”. Landini fa l’esempio dello Statuto dei Lavoratori, che “è stato prima conquistato nelle fabbriche, poi è diventato legge in Parlamento”.
“L’attacco ai diritti che vediamo perpetrarsi in queste settimane – ricorda il sindacalista - era già scritto nel Libro Bianco di Maroni del 2001. Il tentativo di modificare l’articolo 18 è stato bloccato grazie all’opposizione della Cgil e della Fiom”. Oggi, invece, secondo Landini, “si parla solo di ricorso alla Corte Costituzionale: noto una leggera differenza di strategia”. Il problema, quindi, non è “cosa faremo nel 2013, quando ci sarà la verifica del modello contrattuale separato”, ma cosa fa il sindacato oggi “per riconquistare il contratto nazionale. La contrattazione o è una mediazione di interessi, o non è. Oggi rischia di essere solo un’adesione alle posizioni degli altri.” Tutta la Cgil, spiega Landini, dovrebbe saper mettere al centro del dibattito un disegno industriale che guardi ad un nuovo modello di sviluppo e che sappia affrontare la questione della ridistribuzione dei redditi, “siamo davanti - dice Landini - al fatto che tutta la Cgil si dovrebbe porre il problema di pensare non semplicemente alla difesa di quello che oggi c’è, ma agire per mettere in campo un’idea diversa di cambiamento ripartendo dal basso e dal concetto di responsabilità sociale”.
Da qui, l’iniziativa di legge popolare sulla democrazia e sulla rappresentanza. “Guardando alla nostra organizzazione – afferma - giudico un elemento di responsabilità trovare una posizione unitaria sulla contrattazione, con l’obiettivo che porti un contributo alla discussione in Cgil. Giudico un errore la scelta fatta dalla Confederazione di disarticolare l’accordo separato sul modello contrattuale a livello di categoria. Mentre la Cgil avrebbe dovuto chiedere la sospensione dell’intesa, il blocco dei licenziamenti e un accordo di transizione. Altrimenti facciamo il ‘Sindacato delle Libertà’ che alla fine rischierà di mettere in dubbio la nostra natura confederale.” “Noi oggi abbiamo l’obiettivo della riconquista del contratto nazionale - conclude Landini - fino ad oggi abbiamo deciso, tutti assieme, che per noi è valido il contratto nazionale, che gli altri accordi non si firmano ed abbiamo aperto una campagna di contrattazione nazionale, mentre era in corso il dibattito congressuale di tutta la Cgil, penso che siamo nella condizione di poter confermare che c’è un’unità negoziale della Fiom, con una scelta molto precisa, che è quella di presentare la piattaforma nel 2011. Oggi è a rischio la democrazia nel Paese e nei posti di lavoro. Dobbiamo agire subito perché, per questa partita, non c’è il secondo tempo”.
Nel suo intervento, il capo della minoranza Fausto Durante ha invece affermato che la strategia assunta dalla Cgil per smontare l’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale è chiara ed è ingeneroso - così come si è registrato in molti interventi - “sostenere che la Cgil furbescamente voglia rientrare in quell’accordo”. Durante rivendica la decisione assunta dalla Fiom di respingere “il ricatto di Confindustria e Federmeccanica e il contratto truffa per i metalmeccanici”. Punto sul quale “l’unità non sarà messa in discussione”. Ma la domanda che pone alla platea congressuale, “la domanda che sento crescere nei luoghi di lavoro”, è cosa farà adesso la Fiom. Secondo il dirigente sindacale, “i ricorsi messi in campo, la raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare, vanno bene ma non sono sufficienti”. Ed è il congresso per Durante a dover indicare “una chiara condotta che dobbiamo assumere sul contratto collettivo nazionale di lavoro”.
“Io considero il no della Fiom all’accordo un pezzo dell’iniziativa e della strategia decisa dalla Cgil per smontare l’accordo separato sul modello contrattuale”, ha affermato nel precisare: “Non ritengo che la Fiom abbia sbagliato così come non ritengo sbagliate le scelte delle altre categorie di rinnovare i contratti rispettando i vincoli decisi dalla Cgil per contrastare l’accordo separato”. Contratti, quelli sottoscritti dalle altre categorie, “con luci e ombre - ha rilevato Durante - come ha riconosciuto Epifani e quando alcune soluzioni non sono apparse sufficienti o adeguate, come per i chimici, la Cgil si è espressa con la chiarezza necessaria”.
Quanto al risultato raggiunto da Durante nella fase congressuale, il segretario nazionale ha lamentato il mancato tentativo di arrivare a una sintesi delle diverse posizioni anche perché, dentro la Fiom, “più di un quarto degli iscritti ha votato il primo documento e il non riconoscere, il non menzionare, il non citare questo dato della realtà, e non farlo fin dall’avvio, rappresenta una volontà chiara - ha concluso -: non pervenire a una sintesi tra noi”.
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